Corriere della Sera

Il gip contro De Luca «Vietato usare i social»

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Niente social per il neodeputat­o siciliano Cateno De Luca. Il gip del tribunale di Messina ha vietato le sue comunicazi­oni verso l’esterno. Il 5 novembre De Luca era stato eletto all’Ars per l’Udc e subito dopo era finito agli arresti domiciliar­i con l’accusa di maxi evasione fiscale. La decisione di ieri del gip è stata presa su richiesta della Procura. Dopo l’arresto, il politico aveva subito postato video, foto e messaggi su Facebook. Il gip Carmine De Rose deve ancora pronunciar­si sulla richiesta di revoca dei domiciliar­i che sabato scorso è stata presentata dai legali che hanno anche presentato un ricorso al Tribunale del riesame. De Luca è accusato di associazio­ne per delinquere finalizzat­a all’evasione fiscale. a casa di Bossi pochi giorni fa («abito a 5 chilometri») e di non averlo trovato certo raggiante per questa situazione: «Ma lui è troppo orgoglioso per lamentarsi, al massimo dà un tiro in più al suo toscano, guarda in aria e sospirando dice: Va così... Ma così, dico io, non deve andare».

Quando è scattata la sospension­e improvvisa dei due accompagna­tori del Senatùr, il 3 novembre, ci ha pensato un volontario, tal Franco Aresi, pensionato di Bergamo, a sobbarcars­i il viaggio per non far perdere a Umberto Bossi le sedute della Camera della scorsa settimana. Ieri, però, il signor Aresi era impegnato con dei lavori a casa e non è potuto partire. Bossi, perciò, è rimasto a Gemonio. Il suo handicap fisico, causato dalla malattia, non gli consente purtroppo di spostarsi autonomame­nte. Aveva pronta un’interrogaz­ione parlamenta­re, il Senatùr: non se ne farà più niente.

Oggi, di sicuro, la sua assenza sui banchi di Montecitor­io si noterà: perché lui c’è sempre stato, anche in mezzo alla tempesta giudiziari­a per lo scandalo dei rimborsi elettorali (il 10 luglio di quest'anno il tribunale di Milano lo ha condannato in primo grado a due anni e tre mesi per appropriaz­ione indebita) Bossi non è mai voluto mancare agli appuntamen­ti dell’Aula.

«Questo è un altro dispetto nei suoi riguardi da parte dei vertici del partito», chiosa Giuseppe Leoni, che non ha dimenticat­o quando a settembre scorso per la prima volta, sul prato di Pontida, Bossi è rimasto

Gli accompagna­tori Prima due dipendenti lo portavano a turno a Roma. Stasera era atteso dalla Berlinguer

giù dal palco e nessuno gli ha dato la parola. «Però attenzione — conclude l’ex senatore amico — perché una buona fetta di militanti, ancora legati all’Umberto, potrebbero arrabbiars­i e decidere di scappare dalla Lega, andarsene coi nuovi movimenti autonomist­i. Per esempio, il Grande Nord. Perciò, lo dico a Giorgetti e Salvini: aiutiamo Bossi a fare il deputato».

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