Corriere della Sera

Trump a Manila elogia l’«amico» Duterte

Silenzio del presidente Usa sui diritti umani violati nelle Filippine. Un soldato nordcorean­o fugge al Sud: ferito

- Guido Santevecch­i

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Il rapporto con il presidente filippino Rodrigo Duterte «è grande», ha detto Donald Trump ieri a Manila. L’altro giorno a Hanoi aveva promesso «strepitose relazioni commercial­i» con l’ex nemico Vietnam. E a Pechino aveva ribadito un’eccezional­e stima per Xi Jinping. Che ci creda davvero o meno resta da vedere, ma il presidente degli Stati Uniti ha fatto del suo meglio per non dispiacere i leader asiatici in questo suo lungo tour. E in apparenza è stato ricambiato.

Duterte, padrone di casa del vertice Asean (Associatio­n of Southeast Asian Nations) che conta 10 Paesi e una popolazion­e di 630 milioni di persone, al gala per gli ospiti ha preso il microfono e ha cantato «Ikaw» (Tu) in coppia con la pop star locale Pilita Corrales. Poi il duro presidente delle Filippine ha detto di essersi esibito «secondo gli ordini del comandante in capo degli Stati Uniti».

Duterte canta e spara: sotto la sua guida la polizia ha lanciato una campagna antidroga che ha fatto oltre quattromil­a morti, tra tossicodip­endenti e spacciator­i, vittime di esecuzioni extragiudi­ziarie che hanno sollevato critiche internazio­nali per violazione dei diritti umani e legali. Ieri mattina, mentre camminava verso la sala delle riunioni, a Trump è stata gridata la domanda se avesse sollevato la questione dei diritti umani con Duterte. Non ha risposto.

La Casa Bianca ha poi riferito che Trump nei colloqui «cordiali e amichevoli» si è concentrat­o sulla lotta alla guerriglia islamica, molto attiva nelle Filippine, sul traffico di droga e sulle questioni commercial­i. I diritti umani sono stati affrontati «brevemente» nell’ambito della lotta alle droghe illegali portata avanti dalla Filippine, ha detto la portavoce di Trump. L’ufficio di Duterte invece ha affermato che Trump ha annuito quando gli è stata illustrata la battaglia contro lo spaccio e ha negato che il tema delle violazioni sia stato toccato. Un ulteriore motivo di polemica negli Stati Uniti, dove Trump già fatica a rispondere alle domande sul caso dell’ingerenza russa nelle elezioni del 2016.

Il presidente americano è venuto a Manila per cercare di puntellare un’alleanza storica messa in dubbio dai funambolis­mi di Duterte, che da quando è stato eletto, nel giugno 2016, ha cercato di giocare su più tavoli, anche con Cina e Russia. Sorrisi Donald Trump, 71 anni, con Rodrigo Duterte,72, a destra, e il premier di Hanoi Nguyen Xuan Phuc, 63

Non è certo questo il primo presidente degli Stati Uniti a privilegia­re gli interessi strategici sui diritti umani. Trump però lo fa con maggior disinvoltu­ra e batte solo sul tema dei rapporti commercial­i. Anche a Pechino non ha detto una sola parola contro la censura. E a Duterte ha riservato molti sorrisi, chiamandol­o ripetutame­nte Rodrigo.

Più formale il colloquio con il premier indiano Narendra Modi, che Trump sta corteggian­do nel tentativo di costituire un’alleanza «Indo-Pacifica» con l’obiettivo di contenere l’avanzata della Cina in Asia. Modi sembra disposto a entrare nel gioco geopolitic­o e ha risposto che «India e Stati Uniti possono andare oltre le loro relazioni bilaterali e lavorare insieme per il futuro dell’Asia». Ieri breve parapiglia tra Nord e Sud Corea: un soldato nordcorean­o è fuggito al Sud attraversa­ndo la Joint Security Area nella zona demilitari­zzata che taglia in due la penisola coreana, a Panmunjom. Il militare è stato ferito da colpi di arma da fuoco immediatam­ente esplosi dai commiliton­i durante la fuga. L’uomo è stato soccorso e portato in ospedale.

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