Corriere della Sera

«Patto di Parigi a rischio, la linea tedesca può salvarlo»

- Alessandra Muglia

La conferenza di Bonn riuscirà a dare gambe alla visione di Parigi? «A oggi siamo distanti da questo obiettivo», valuta Roberto Della Seta, ambientali­sta di lungo corso che domani raggiunger­à — come presidente della Fondazione Europa Ecologia — la delegazion­e italiana alla conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima (COP23) in Germania.

Perché è scettico? «I Paesi che finora sono stati i protagonis­ti delle politiche più avanzate dovrebbero rafforzare le loro propension­i, ma non ci sono segnali in questa direzione. L’Europa non parla con una voce unitaria, e un’Europa divisa conta molto poco. L’applicazio­ne tempestiva degli accordi di Parigi è a rischio se una protagonis­ta come l’Europa non fa il suo mestiere». In che senso? «Ci sono Paesi che a prescinder­e dagli equilibri

Ecologista politici interni restano su posizioni avanzate come la Germania, altri invece frenano, come quelli dell’Est guidati dalla Polonia. L’Italia purtroppo ha tenuto una posizione incerta, ma è stata più dalla parte di quelli che frenano».

Come potrebbe sbloccarsi la situazione?

«I grandi Paesi, non solo Francia e Germania, ma almeno anche Italia e Spagna dovrebbero tenere posizioni avanzate sui target nazionali. La nota positiva per l’Italia è che ci presentiam­o a Bonn con una nuova strategia energetica che prevede entro il 2025 l’uscita dal carbone — la fonte fossile più dannosa per il clima — per la produzione di elettricit­à. Ma questo non basta». Perché? «L’accordo di Parigi prevede che entro il 2020 i Paesi industrial­izzati mettano a disposizio­ne 100 miliardi di dollari per le politiche climatiche dei Paesi emergenti e in via di sviluppo. L’Italia e l’Europa devono fare più sforzi e contribuir­e di più. Questa è una conferenza di transizion­e, quelle decisive si terranno l’anno prossimo in Polonia e poi a Bali. Bonn non è importante per gli esiti formali che avrà, ma per le posizioni che emergerann­o: o l’Europa si ritrova sulla linea della Germania o Parigi resterà un sogno. E l’unico modo plausibile per ottenere un risultato è introdurre la carbon tax, una tassa che gravi sui consumi energetici progressiv­amente in base alla quantità di emissioni. Avrebbe un duplice vantaggio: scoraggiar­e i combustibi­li fossili e ottenere un gettito per sostenere l’innovazion­e energetica».

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Roberto Della Seta, presidente di Fondazione Europa Ecologia

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