Pordenone, accoltella un medico «Ero minorenne e lui abusò di me»
L’aggressore si è costituito, la vittima è grave. Il processo per pedofilia inizierà a febbraio
La lite, la lotta, l’accoltellamento. Due fendenti alla schiena e il medico friulano è stramazzato sul pavimento del suo appartamentino da single. L’aggressore, un lettone di 23 anni, chiusa la porta di casa si è messo a vagare per San Vito al Tagliamento, cittadina della pianura pordenonese. Era da poco passata la mezzanotte di domenica. All’una il giovane ha bussato alla caserma dei carabinieri del paese per consegnarsi: «Sono stato io». Lo sapevano, perché prima di perdere conoscenza il dottore aveva fatto il suo nome ai carabinieri che lui stesso era riuscito a chiamare.
Radiologo quarantottenne, l’uomo è finito all’ospedale di San Vito al Tagliamento in condizioni critiche. Sottoposto a due interventi chirurgici, fino alla tarda serata di ieri la prognosi è rimasta riservata.
Nel frattempo, magistrati e carabinieri hanno iniziato a indagare, soprattutto per dare un movente all’accoltellamento che andasse oltre le confuse e agitate parole del giovane. Decisivo sembra essere un procedimento nel quale il medico risulta imputato per molestie sessuali proprio nei confronti del ragazzo. A Pordenone il processo partirà a febbraio. Giunge al termine di una serrata indagine da parte della procura distrettuale di Trieste, con il pm Pietro Montrone che nel marzo scorso aveva chiesto e ottenuto per lui gli arresti domiciliari per pedofilia, mentre il giudice ha deciso proprio di recente il rinvio a giudizio. Ebbene, a denunciare il medico fu la madre del ragazzo, dopo le confidenze fatte dal figlio. Il quale per gli inquirenti risulta così vittima delle attenzioni del suo vecchio allenatore. La conclusione, dunque, sembra facile: la vendetta dell’ex ragazzino molestato dall’orco. Ma è davvero così? Il giovane parla di filmini pornografici, di appuntamenti a casa e in ospedale, di incontri anche con altri minorenni. «Una quindicina di testimoni, tutti giovanissimi, hanno smentito — assicura l’avvocato Giuseppe Bavaresco, difensore del medico — La verità è che in questi anni il mio cliente ha sempre aiutato molto il ragazzo, quando ne aveva bisogno perché magari la madre non c’era. Sia economicamente che negli studi. Lo ha fatto diplomare, gli ha trovato un lavoro in una ditta di pannelli, l’ha ospitato in casa. Il fatto è che l’altro aveva iniziato a cercarlo per chiedergli dei soldi. Tutti particolari che sono già nel fascicolo del processo».
Circostanza, questa del denaro, negata con forza dall’avvocato Geni Drigo, difensore del lettone: «Non ci sono mai stati rapporti di tipo economico. Per il resto preferisco far parlare il tribunale». Dopo la denuncia, le accuse si sono appesantite. Nel corso di un paio di perquisizioni a casa e in ospedale è stato infatti scovato del materiale pedopornografico, ragione per cui si è occupata della vicenda la procura distrettuale di Trieste accusandolo di adescamento di minori in rete. L’indagato si era difeso spiegando che i suoi computer erano a disposizione di tutti. Ora sta lottando per la vita.