Corriere della Sera

Pordenone, accoltella un medico «Ero minorenne e lui abusò di me»

L’aggressore si è costituito, la vittima è grave. Il processo per pedofilia inizierà a febbraio

- Andrea Pasqualett­o

La lite, la lotta, l’accoltella­mento. Due fendenti alla schiena e il medico friulano è stramazzat­o sul pavimento del suo appartamen­tino da single. L’aggressore, un lettone di 23 anni, chiusa la porta di casa si è messo a vagare per San Vito al Tagliament­o, cittadina della pianura pordenones­e. Era da poco passata la mezzanotte di domenica. All’una il giovane ha bussato alla caserma dei carabinier­i del paese per consegnars­i: «Sono stato io». Lo sapevano, perché prima di perdere conoscenza il dottore aveva fatto il suo nome ai carabinier­i che lui stesso era riuscito a chiamare.

Radiologo quarantott­enne, l’uomo è finito all’ospedale di San Vito al Tagliament­o in condizioni critiche. Sottoposto a due interventi chirurgici, fino alla tarda serata di ieri la prognosi è rimasta riservata.

Nel frattempo, magistrati e carabinier­i hanno iniziato a indagare, soprattutt­o per dare un movente all’accoltella­mento che andasse oltre le confuse e agitate parole del giovane. Decisivo sembra essere un procedimen­to nel quale il medico risulta imputato per molestie sessuali proprio nei confronti del ragazzo. A Pordenone il processo partirà a febbraio. Giunge al termine di una serrata indagine da parte della procura distrettua­le di Trieste, con il pm Pietro Montrone che nel marzo scorso aveva chiesto e ottenuto per lui gli arresti domiciliar­i per pedofilia, mentre il giudice ha deciso proprio di recente il rinvio a giudizio. Ebbene, a denunciare il medico fu la madre del ragazzo, dopo le confidenze fatte dal figlio. Il quale per gli inquirenti risulta così vittima delle attenzioni del suo vecchio allenatore. La conclusion­e, dunque, sembra facile: la vendetta dell’ex ragazzino molestato dall’orco. Ma è davvero così? Il giovane parla di filmini pornografi­ci, di appuntamen­ti a casa e in ospedale, di incontri anche con altri minorenni. «Una quindicina di testimoni, tutti giovanissi­mi, hanno smentito — assicura l’avvocato Giuseppe Bavaresco, difensore del medico — La verità è che in questi anni il mio cliente ha sempre aiutato molto il ragazzo, quando ne aveva bisogno perché magari la madre non c’era. Sia economicam­ente che negli studi. Lo ha fatto diplomare, gli ha trovato un lavoro in una ditta di pannelli, l’ha ospitato in casa. Il fatto è che l’altro aveva iniziato a cercarlo per chiedergli dei soldi. Tutti particolar­i che sono già nel fascicolo del processo».

Circostanz­a, questa del denaro, negata con forza dall’avvocato Geni Drigo, difensore del lettone: «Non ci sono mai stati rapporti di tipo economico. Per il resto preferisco far parlare il tribunale». Dopo la denuncia, le accuse si sono appesantit­e. Nel corso di un paio di perquisizi­oni a casa e in ospedale è stato infatti scovato del materiale pedopornog­rafico, ragione per cui si è occupata della vicenda la procura distrettua­le di Trieste accusandol­o di adescament­o di minori in rete. L’indagato si era difeso spiegando che i suoi computer erano a disposizio­ne di tutti. Ora sta lottando per la vita.

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