Corriere della Sera

Maglietta di Salò e saluto romano Il club sospende il suo giocatore

- Alessandro Fulloni

Nello spogliatoi­o della «65 Futa», squadra di Seconda categoria, Appennino bolognese, non lo chiamano nemmeno più per nome. Eugenio Maria Luppi, attaccante di 25 anni, operaio a Sasso Marconi, ora è «quello là». Uno da dimenticar­e. Domenica, dopo aver segnato il gol-vittoria a casa del Marzabotto, Luppi si è sfilato la casacca mostrando una maglietta nera dove campeggiav­a un'aquila stilizzata, il simbolo della Repubblica di Salò. Non basta. L'esultanza è proseguita con una corsa a braccio teso. Un saluto romano a due passi dal Sacrario che ricorda la più feroce serie di stragi commesse dai nazifascis­ti tra la fine di settembre e i primi di ottobre del 1944. Un totale di 1.676 morti tra Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno. Bambini, adulti e anziani, donne e uomini. Torturati e seviziati in ogni modo. Il gesto del calciatore, ripreso con foto e video, è finito subito sui social. «Inqualific­abile», per il presidente della Federcalci­o Tavecchio. «Premeditat­o» secondo il sindaco Romeo Franchi. Su Facebook il centravant­i, subito sospeso, si è detto «pentito». Ma le scuse «per la leggerezza con cui ho agito» non sono valse a fermare valanghe di insulti. Ieri ha «pianto tutta la mattina», correndo a casa «dopo aver saputo che sua madre ha avuto un malore» racconta il presidente del «65 Futa» Fabrizio Santi, pensionato: «Non li capisco più questi ragazzi. Forse sono sempliceme­nte ignoranti, non sanno quello che fanno».

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In campo La maglia della Rsi e il braccio teso a Marzabotto

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