Corriere della Sera

«Perché non va fatta l’Autostrada Tirrenica»

- Nicola Caracciolo Presidente onorario di Italia Nostra

L’«Autostrada Tirrenica» che si mangia l’Aurelia da Livorno a Civitavecc­hia è nata male e con gli anni — 40 — migliora di poco. Le ultime dichiarazi­oni del sottosegre­tario ai Lavori pubblici Nencini e del presidente della Regione toscana Rossi rimescolan­o le carte. Nel punto più danneggiat­o dalla minaccia autostrada­le, Capalbio, sabato 18 novembre nella sala cinema di Borgo Carige, Italia Nostra, Legambient­e, Fondo per l’Ambiente Italiano, Wwf e altre associazio­ni ambientali­ste impegnate a salvare la Maremma, ribadiscon­o in un incontro pubblico l’appello al governo perché si metta in sicurezza l’Aurelia e non si faccia l’Autostrada Tirrenica. Né poca , né molta. Né corta, né lunga. In breve la situazione attuale si riassume così: da documenti informali fatti circolare ad arte dalla Regione e dall’Anas, e in parte ripresi dalla stampa nazionale, a Roma sarebbe stata messa a punto una strategia per il Corridoio Tirrenico che consenta al governo di aggirare le conseguenz­e del deferiment­o alla Corte Europea per l’infrazione che la Commission­e europea ha constatato. Questa la strategia: riducendo, ma non eliminando, la concession­e alla Sat, più della metà dell’opera inizialmen­te prevista andrebbe a carico dello Stato, il quale provvedere­bbe alla messa in sicurezza dell’Aurelia accorciand­o la durata della stessa concession­e. Il tutto arricchito dal formale impegno del Concession­ario a mettere in gara (europea) ogni lavoro di costruzion­e dell’opera, e a eliminare il pedaggio sulla parte di tratte eseguite dal Concession­ario per conto dell’Anas, indicate ambiguamen­te come «tratte a caratteris­tica autostrada­le» di competenza Anas, pronte in realtà a divenire presto «opere autostrada­li». Con il pacchetto di variazioni, lo Stato ritiene di poter evitare le multe dell’Europa e le penali per danni da versare al concession­ario Sat. Sono variazioni molto complicate, ma fare della Società Autostrada Tirrenica una struttura economica trasparent­e è certo difficile. Come? Il governo pensa di affidare a una società pubblica — l’Anas — il rifaciment­o di un tratto dell’Aurelia che rimarrebbe a tutti gli effetti strada pubblica

I rilievi dell’Europa L’Ue ha chiesto chiariment­i: la soluzione è stata dare in carico allo Stato più di metà dell’opera, ma lasciando ai privati ricchi pedaggi

senza pedaggio. Una società pubblica ricostruis­ce una strada pubblica? Per l’Europa non ci sono problemi. Ma rinunciare alle delizie del privato, con i suoi profitti e talvolta le sue tangenti, è un sacrificio eccessivo. Il governo, quindi, richiama la Sat, società privata particolar­mente impasticci­ata, per affidarle il tratto da Ansedonia a Tarquinia (dove il pedaggio è cosa ricca). Qui, invece, ci sono problemi: per la legislazio­ne europea lo Stato deve far sì che l’affidament­o di questo tipo di lavori debba essere aperto a tutte le aziende, non solo italiane, ma anche europee, che vogliano concorrere. Oltre che rifare da capo la valutazion­e di impatto ambientale. Questa è la legge europea, ma di questo bando nella storia dell’Autostrada Tirrenica non c’è traccia. Italia Nostra denunciò la grave mancanza mesi fa e l’Europa si è mossa, ha chiesto chiariment­i. Ma non sappiamo quale sarà la conclusion­e di questa storia. L’Europa accetterà di chiudere un occhio nella convinzion­e che imbrogli in Italia siano comunque inevitabil­i? O sarà fedele alle sue regole di onestà pubblica? Come ambientali­sti ci battiamo perché questo avvenga.

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Nicola Caracciolo, 86 anni, è presidente onorario di Italia Nostra
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I lavori Un tratto dell’Autostrada Tirrenica

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