Corriere della Sera

La vita di Tania senza tuffi «Mi alleno soltanto per il parto»

Cagnotto: ai bimbi che fanno sport va spiegato che dalle sconfitte si impara molto

- 1 2 3 (Foto LaPresse, Ansa e Omega)

Dicono che durante la gravidanza ci si senta più forti e più belle... «Mica tanto. All’inizio ho avuto continuame­nte nausee. Mi sentivo come una che è finita sotto a un treno. Stare male per due mesi di fila è brutto. Ora sto bene, ma ho un sonno... dormirei sempre, altro che forte». Tania Cagnotto sta realizzand­o il suo sogno più grande, quello di diventare mamma. A fine gennaio darà alla luce la sua bambina. A un anno dalle medaglie olimpiche di Rio (argento nel trampolino sincro con Francesca Dallapé e bronzo nel trampolino 3 metri) e dalla decisione di dire addio alle competizio­ni, racconta la sua nuova vita. E nel frattempo si è anche sposata. «Me la sto vivendo molto bene. Sono tranquilla, non ho paranoie strane, anche se sono rimasta colpita dalla trasformaz­ione del mio corpo».

È normale per una campioness­a che ha vissuto tenendo sotto controllo tutto con cibo,

Tania Cagnotto, 32 anni, circondata dagli amici il giorno del suo matrimonio all’Isola d’Elba con il commercial­ista Stefano Parolin di Tania a Torino

Tania Cagnotto giovanissi­ma tra la mamma Carmen Casteiner, ex tuffatrice, e il papà Giorgio, ex campione e suo allenatore allenament­i e rinunce. Ora mangia quello che vuole? «Veramente no. Anche quando sei incinta devi stare attenta. Ma sono piccoli sacrifici». Al momento del ritiro aveva annunciato: voglio rilassarmi, posso finalmente far tardi la sera, mangiare senza preoccupar­mi, vestirmi elegante e portare il tacco 12. Va in palestra per tenersi in forma? «No, vado al corso preparto», ride. Che mamma sarà? «Non so, non voglio avere troppe aspettativ­e. Ne ho sentite di tutti i colori, inutile prepararsi tanto». Allora forse è più facile raccontare che moglie è... «Mio marito dice che sono una rompi... Sono piuttosto precisa e lui è un casinista».

Lui è Stefano Parolin, commercial­ista. Sono entrambi di Bolzano ma, ironia della sorte, si sono conosciuti all’Isola del

Giglio. Racconti. «Avevamo un amico comune che ha organizzat­o una vacanza in barca e Stefano era lo skipper». Si sono sposati all’Elba con una festa allegra nello stile di Tania, pochi parenti, amici, balli a piedi scalzi sulla spiaggia. Che cosa le piace di suo marito? «Che è sicuro di sé». Se l’aspettava così l’amore? «Sì, abbastanza». E il matrimonio? «Ti porta più tranquilli­tà, ma non è cambiato molto, stiamo insieme da sette anni...».

Dice che vecchiaia e rughe non la preoccupan­o. Da 1 a 10 quanto è vanitosa? «Poco, sette». È già un bel voto, però. Cita i suoi marchi preferiti: Pinko e Manila Grace. Il gioco della moda la diverte e si vede da come posta i suoi outfit e i selfie con le smorfie dopo che l’hanno truccata e pettinata da vamp. Ma condivide con i fan– follower anche momenti privati. Lei e la nonna. Poi, ancora lei con Ludovica, la bambina della compagna di sempre nel trampolino sincro Francesca In acqua Dallapé (alla quale ha rimprovera­to di essere diventata mamma senza aspettarla): «Prove generali. Sarò pronta?» Seguono le faccine spaventate. E c’è anche lei sulle giostre insieme con Francesca a Gardaland durante un viaggio solidale organizzat­o da Arena, il brand sponsor dei costumi da campioness­a per il quale continua a fare da modella-testimonia­l. Lo sponsor la definisce «una ragazza dolce e socievole», caratteris­tica che distingue una tuffatrice da una nuotatrice, più chiusa e solitaria nel suo mondo tutto acquatico. Per le occasioni le piacciono i vestitini. «Non sono brava a portare i tacchi, ma ho una passione per le scarpe: ne ho sei ripiani, Stefano tre. In casa stiamo facendo altri armadi, non bastano mai».

Intanto c’è chi dice che tornerà a tuffarsi. «È la mia compagna di gara Dallapé che insiste... ma scherza». Che cosa vede nel suo futuro? «Un impegno legato allo sport. Mi piacerebbe poter parlare ai giovani per trasmetter­e quello che ho imparato in questi anni». Ecco, che cosa ha imparato, Tania? «Che quando ti assumi un impegno è importante portarlo a termine, che non devi arrenderti alle prime difficoltà, che devi aver fiducia in quello che fai. Oggi, anche

perché spinti dai genitori, i ragazzi intraprend­ono mille attività, ma poi spesso le abbandonan­o una dopo l’altra, lasciandol­e tutte incompiute». Esortati a essere i migliori a scuola e nello sport, soffrono di ansia da prestazion­e, non sanno più accettare le sconfitte. Qualcuno dice che si dovrebbe insegnare a un bambino a perdere. È d’accordo? «Sì, saper perdere è fondamenta­le, ti insegna tanto. Ma spesso sono i genitori ad avere troppe aspettativ­e». Però, forse, senza una rigida disciplina lei non sarebbe diventata campioness­a. «Comunque è sbagliato far sentire a un bambino la pressione di dover primeggiar­e. L’avviciname­nto a una disciplina dev’essere un po’ come un gioco. Non gli va detto “devi diventare il migliore”. Da piccolo si deve divertire».

Tania com’era da bambina? «Vivace». E che donna è diventata? «Tranquilla, serena. E anche buffa ogni tanto».

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Uno dei tuffi

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