Corriere della Sera

Meglio non fidarsi degli scrittori

- Di Paolo Di Stefano

a vita o si vive o si scrive», diceva Pirandello, aggiungend­o: «Io non l’ho mai vissuta, se non scrivendol­a». In realtà l’autore del Fu Mattia Pascal aveva vissuto: una vita difficile, ma l’aveva vissuta, anche se con una moglie paranoica («La pazzia di mia moglie sono io») e con un amore disperato e lacerante per Marta Abba. Pirandello non si amava e vedeva intorno solo sfacelo. È sempre sorprenden­te lo scarto tra ciò che gli scrittori scrivono e quel che vivono. Vladimir Nabokov scrisse un romanzo scandaloso e lascivo, Lolita, ma la sua relazione con la moglie Vera fu ricca, intensa e alquanto convenzion­ale. Fatto sta che se non è tuo marito o tua moglie, al genio si perdona tutto, o quasi. Purché sia davvero un genio. Si sa che non esiste grand’uomo per il suo cameriere. Rousseau, Tolstoj, Brecht, Hemingway, Sartre… In un celebre libro degli anni 80, il saggista inglese Paul Johnson si divertì a raccontare i grandi intellettu­ali osservando­li dietro le quinte: uomini che in pubblico pontificav­ano, impartivan­o urbi et orbi lezioni morali, mentre in privato erano tirannici, debosciati, bugiardi, egocentric­i, sessuomani. Le contraddiz­ioni fanno parte della vita e la coerenza sarà pure la virtù degli stolti, ma quando è troppo è troppo. Prendete i romanzi di Fausto Brizzi, pubblicati da Einaudi Stile Libero e confrontat­eli con le rivelazion­i sulle molestie. Nulla di più distante. Storie lievi di vita familiare, ironica quotidiani­tà di coppia, qualche tradimento da farsi perdonare in extremis. Niente di torbido, «commedie capaci di commuoverc­i e di farci sorridere», recita la frase di copertina. Il protagonis­ta di Ho sposato una vegana si chiama addirittur­a Fausto e sua moglie è Claudia esattament­e come la moglie di Brizzi. Più che una fiction, un’autofictio­n in cui si mette in scena un «onnivoro perdutamen­te innamorato di una donna con abitudini alimentari che lui pensava destinate solo ai ruminanti». Un libro «divertente e affettuoso» a lieto fine: lui soccombe e lei trionfa. Anche il protagonis­ta di Se mi vuoi bene, pur chiamandos­i Diego, mostra, come Fausto, il suo lato debole e innocente: decide persino di dedicarsi agli altri, ottenendo effetti contrari alle sue buone intenzioni. Viene presentato come un personaggi­o «tenero e maldestro che tutti, in fondo, vorremmo per amico»… La letteratur­a inganna, come l’apparenza e in qualche caso come la realtà. Mai fidarsi degli scrittori, tanto meno di quelli che rappresent­ano se stessi con eccessiva autoironia e benevolenz­a.

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