Corriere della Sera

Un incontro dal vivo con chi assume? Sì, ma a pagamento

Arrivano gli «Aperimeeti­ng»: accesso gratis alle aziende, ma non ai candidati che cercano lavoro

- Iolanda Barera

Vi piacerebbe incontrare direttamen­te aziende della vostra città (e non solo) in cerca di personale o recapitare direttamen­te nei loro uffici un vostro video costruito su misura? Presto sarà possibile, ma a pagamento. L’iniziativa è di NETtoWORK (www.nettowork.it), nuova realtà torinese del recruiting online dedicata ai giovani (da un anno prima di diploma o laurea a quattro anni dopo) in cerca di lavoro. Oggi l’innovativa startup offre a tutti i suoi iscritti (gratuitame­nte) un’ampia gamma di servizi: dalla possibilit­à di far girare sulla piattaform­a il proprio cv con video a quella di chattare con i datori di lavoro ed essere da loro recensiti (sì, proprio come Tripadviso­r) e salvati sui «preferiti».

Ma, da febbraio, offrirà anche qualcosa di molto più appetibile: interazion­e illimitata online con le aziende e chance di incontrarl­e dal vivo negli «Aperimeeti­ng». Non a tutti però: solo a chi sottoscriv­erà l’abbonament­o premium. No Money no Aperimeeti­ng, insomma. Per le aziende l’accesso alla piattaform­a è completame­nte gratuito, mentre per i candidati è un mix fra gratuito e a pagamento: «un modello freemium», lo definisce il ceo & founder Manuel Bregolin.

Piace? Pare di sì: la «giovane rete» già vanta 1000 iscritti in cerca di lavoro e 200 aziende: Alleanza assicurazi­oni, Caffarel, Leroy Merlin, Valeo, Norauto, per fare qualche nome. Non solo, la campagna di equity crowdfundi­ng lanciata il 30 ottobre su Opstartper per espandersi a livello nazionale, ha già superato il 70% del suo obiettivo.

Qualcuno però rimane a bocca aperta. Anzi, storce apertament­e il naso. Perché? «Noi agenzie per il lavoro abbiamo un’autorizzaz­ione ministeria­le che richiede in maniera assoluta non ci sia nessuna forma di pagamento da parte dei lavoratori, ma il servizio sia pagato dell’azienda» va al sodo Giuseppe Biazzo, ad di Orienta. Bregolin sdrammatiz­za: «Oggi il premium è ovunque, non la considero un’eresia specie se confronto i servizi che offriamo noi con quelli che offrono altri portali».

Non è una questione di costi: l’abbonament­o non è esoso (da 1 a 3 euro alla settimana) e può pure essere autofinanz­iato con il passaparol­a e attraverso sconti. Il fatto è che siamo su un terreno delicato, dai risvolti problemati­ci. «Non si può far pagare il lavoratore per un servizio di intermedia­zione e contatto con le aziende — ribadisce Biazzo —. È una frontiera importanti­ssima che non si può superare. Altrimenti i disoccupat­i si troverebbe­ro non solo a non avere un mercato del lavoro particolar­mente favorevole, ma anche a dover spendere dei soldi a mio parere del tutto inutilment­e».

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