L’aumento di capitale Carige, tutta questione di prezzo
(e.d.c.) Giornata turbolenta in Borsa per Banca Carige alla vigilia di due importanti cda, convocati oggi e domani per definire il prezzo dell’emissione delle azioni dell’aumento di capitale da 560 milioni. Il titolo poco dopo mezzogiorno è stato sospeso in asta di volatilità quando segnava una flessione del 5,7% allineandosi al minimo raggiunto nel giugno corso nel momento dello scontro tra il principale azionista Malacalza (nella foto Vittorio Malacalza) e l’ad «dimissionato» Guido Bastianini. Il titolo ha poi recuperato arrivando a meno 1,85 chiudendo una giornata difficile su cui ha sicuramente pesato il caso Credito Valtellinese. Creval ha annunciato un aumento da 700 milioni insieme con una forte riduzione dei crediti problematici e taglio del personale aprendo una nuova criticità sul fronte delle banche. In casa Carige tutta l’attenzione è concentrata sull’aumento di capitale che dovrebbe aprirsi il 20 novembre per chiudersi il 7 dicembre e tutto quello che può influire sul buon esito dell’operazione soprattutto sulla risposta, fondamentale, del retail non può che preoccupare. Gli azionisti principali hanno detto che sottoscriveranno la propria quota, Malacalza ha anche fatto intendere che potrebbe aumentare il suo 17,6% mentre sulla lista delle buone notizie c’è la «simpatia» espressa da Unipol, dichiarazione che farebbe supporre una partecipazione all’aumento. Carige ha chiuso bene l’operazione di conversione dei bond e procede sul piano definito dal nuovo amministratore delegato, Paolo Fiorentino per un rafforzamento patrimoniale di circa un miliardo. Carige deve decidere a brevissimo la cessione di 1,4 miliardi di Non performing loans per i quali si sono fatti avanti cinque acquirenti. Ogni tassello del piano di Fiorentino, compresa la riduzione del personale, deve andare al suo posto se Carige vuole uscire dalle criticità e dal mirino di Bce ma a quel punto dovrà affrontare il non rinviabile problema della redditività.