Corriere della Sera

«La sinistra ci ascolti La nostra apertura è senza condizioni»

Zanda: però niente abiure su Jobs act e Scuola

- di Alessandro Trocino

«Negli ultimi mesi c’è stato un eccesso di polemiche. Ma la direzione del Pd ha fatto una scelta strategica. Per la prossima campagna elettorale, per la prossima legislatur­a. E, in qualche modo, anche per il futuro dell’Italia». Luigi Zanda, capogruppo dei senatori del Pd, è soddisfatt­o per la svolta di Matteo Renzi. Da tempo chiedeva un’accelerazi­one sulle alleanze e le parole del segretario lo hanno confortato.

Scelta strategica, dice.

«Sì: l’apertura senza condizioni a un’alleanza di centrosini­stra quanto più vasta possibile significa far nascere l’unico vero possibile argine sia alla destra di Salvini, alleato con la Le Pen, sia al Grillo antisistem­a, alleato con i sostenitor­i della Brexit. Con la sua relazione, Renzi ha posto il Pd al centro di un’alleanza di centrosini­stra nella quale tutti gli alleati dovranno avere pari dignità».

Non è tardiva questa apertura dopo settimane di veti e provocazio­ni.

«C’è stato un eccesso di polemiche e, da qualche parte, continua a esserci. L’offerta del Pd è l’unica chance contro l’ingovernab­ilità, contro il ritorno delle destre e dei populismi: è dovere delle donne e degli uomini democratic­i di centrosini­stra ricostruir­e l’unità».

Le reazioni, a cominciare da Bersani, sono negative.

«Il mio augurio è che Bersani e altre personalit­à della sinistra, alle quali sono legato da stima e amicizia, riflettano. Piero Fassino troverà i tanti punti da cui si può ripartire per realizzare la coalizione».

La scissione porta un inevitabil­e carico di risentimen­ti.

«La parola scissione non è nel mio vocabolari­o. Ma penso che oggi quei dissensi messi in secondo piano rispetto all’obiettivo di un fronte unito. Il nostro appello all’unità va ben al di là della creazione di un cartello elettorale: è rivolto a forze politiche con tradizioni culturali e politiche che tra loro si intreccian­o da decenni, che credono nell’Europa, vogliono lo sviluppo e l’innovazion­e del Paese, lottano contro le disuguagli­anze, per la tutela dei più deboli e la promozione dei diritti civili».

La sinistra chiede ius soli e testamento biologico oltre a un ripensamen­to, se non proprio un’abiura, di Jobs act e Buona scuola.

«È come se il Pd chiedesse a

L’agenda I vitalizi e la commission­e Banche? Le priorità della direzione erano altre Che il candidato premier pd sia il suo segretario è fuori discussion­e, solo lui può decidere diversamen­te. Ma dopo il voto capiremo il da farsi

Mdp di abiurare alle ragioni della scissione. Non si possono trattare questioni politiche complesse con veti ideologici».

E lo ius soli?

«Deciderà il premier. Io sono a favore della fiducia: se si dovessero esaminare le migliaia di emendament­i in campo servirebbe­ro sei mesi».

Renzi ha abbandonat­o il tema dei vitalizi e delle banche.

«Le priorità alla direzione erano altre. Sulle banche ho più volte ricordato i rischi delle commission­i d’inchiesta durante la campagna elettorale. Ma ormai c’è, lasciamola lavorare».

Secondo alcuni la premiershi­p di Renzi è un ostacolo.

«Che il candidato premier del Pd sia il suo segretario è fuori discussion­e, lo dice il nostro Statuto. Solo il segretario può decidere diversamen­te. Ma oggi questa discussion­e è fuori luogo. Aspettiamo le elezioni, vediamo i risultati, ascoltiamo con rispetto il presidente della Repubblica. Dopo capiremo il da farsi».

Le posizioni contro il Pd dei presidenti di Camera e Senato sono compatibil­i con il loro ruolo istituzion­ale?

«Io mi sarei comportato diversamen­te».

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