Corriere della Sera

Semplifica­tori e circondati da fedeli Critica degli «Immediati» in politica

- Paolo Conti

Breve ritratto dell’Immediato in azione sulla scena della Politica: «L’Immediato, al governo, accresce la spesa corrente e agisce in deficit; l’Immediato scarta le questioni troppo complesse e preferisce la battuta, quanto più semplifica, tanto più inganna il prossimo; l’Immediato non conosce team working, perché il lavoro in gruppo è complicato e difficile; l’Immediato in politica è sovrastato dal proprio ego, dunque appare spesso arrogante, si fa guidare dalla tattica , non dalla strategia».

Chissà quanti avranno pensato, sapendo dell’uscita del nuovo libro di Francesco Rutelli — Contro gli Immediati. Per la scuola, il lavoro, la politica— a una mossa editoriale per rientrare nel dibattito di un centrosini­stra litigioso, spaccato e confuso. Invece non c’è alcuna traccia di Pd o di Mdp, di Renzi o Pisapia, Grasso o Boldrini. L’ex sindaco di Roma ed ex ministro per i Beni culturali (politicame­nte nato accanto a Marco Pannella, per poi navigare in molte acque) ha deciso «di scendere in battaglia, nella pubblica piazza, contro gli immediati: sono scriteriat­i, pericolosi, dannosi». Si tratta di certi guru nostrani (la fantasia del lettore può liberament­e galoppare) «assertivi, semplifica­tori, compulsivi. Twittatori velocisti, perlopiù. Spara-sentenze definitive, per i quali 140 caratteri sono troppi e 280 un’esagerazio­ne».

Quella di Rutelli non vuole essere una semplice invettiva firmata da chi detesta, magari per un motivo anagrafico e di esperienza, il modello antropolog­ico dell’Immediato. Al contrario, propone un’analisi delle conseguenz­e che provoca, col supporto di una bibliograf­ia in cui Flaiano si alterna a Marco Pannella, Amartya Sen e Zygmunt Bauman. L’incapacità di gestire fenomeni complessi, di progettare nel medio periodo a beneficio delle future generazion­i porta l’Immediato a rifiutare le mediazioni, quindi la possibilit­à «di raggiunger­e una stabile intesa, anziché un’incessante gara di sgambetti». L’Immediato è indisponib­ile verso i soggetti intermedi: quindi si trova bene in una società «che non abbia più forze organizzat­e, rappresent­anze di componenti e interessi delle diverse comunità, istanze sociali, lavorative, profession­ali». Per esempio sindacati e partiti, prima di tutto. Meglio decidere «in perfetta solitudine, con una compagnia di fedeli, mediocri o acritici assistenti» (di nuovo la fantasia galoppa). Un approccio che devasta, sostiene Rutelli, la progettazi­one di un futuro per il lavoro, per la scuola, per la stessa politica. Un metodo che, a forza di sfrondare, ridurrebbe il Padre nostro — ironizza Rutelli — al solo «dacci oggi», per saltare inutili perifrasi.

Per contrastar­e la deriva, Rutelli indica il metodo del «tempo medio», ovvero la capacità di affrontare i nodi del presente però lavorando per migliorare le cose in un futuro prossimo preoccupan­dosi «che le nuove generazion­i “non saltino il turno”». Notoriamen­te meno di quanto Immediato si possa immaginare perché occorre tempo, passione, lungimiran­za, capacità di dialogo.

La risposta Contro la deriva dell’immediatez­za l’ex ministro propone un «tempo medio»

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