Semplificatori e circondati da fedeli Critica degli «Immediati» in politica
Breve ritratto dell’Immediato in azione sulla scena della Politica: «L’Immediato, al governo, accresce la spesa corrente e agisce in deficit; l’Immediato scarta le questioni troppo complesse e preferisce la battuta, quanto più semplifica, tanto più inganna il prossimo; l’Immediato non conosce team working, perché il lavoro in gruppo è complicato e difficile; l’Immediato in politica è sovrastato dal proprio ego, dunque appare spesso arrogante, si fa guidare dalla tattica , non dalla strategia».
Chissà quanti avranno pensato, sapendo dell’uscita del nuovo libro di Francesco Rutelli — Contro gli Immediati. Per la scuola, il lavoro, la politica— a una mossa editoriale per rientrare nel dibattito di un centrosinistra litigioso, spaccato e confuso. Invece non c’è alcuna traccia di Pd o di Mdp, di Renzi o Pisapia, Grasso o Boldrini. L’ex sindaco di Roma ed ex ministro per i Beni culturali (politicamente nato accanto a Marco Pannella, per poi navigare in molte acque) ha deciso «di scendere in battaglia, nella pubblica piazza, contro gli immediati: sono scriteriati, pericolosi, dannosi». Si tratta di certi guru nostrani (la fantasia del lettore può liberamente galoppare) «assertivi, semplificatori, compulsivi. Twittatori velocisti, perlopiù. Spara-sentenze definitive, per i quali 140 caratteri sono troppi e 280 un’esagerazione».
Quella di Rutelli non vuole essere una semplice invettiva firmata da chi detesta, magari per un motivo anagrafico e di esperienza, il modello antropologico dell’Immediato. Al contrario, propone un’analisi delle conseguenze che provoca, col supporto di una bibliografia in cui Flaiano si alterna a Marco Pannella, Amartya Sen e Zygmunt Bauman. L’incapacità di gestire fenomeni complessi, di progettare nel medio periodo a beneficio delle future generazioni porta l’Immediato a rifiutare le mediazioni, quindi la possibilità «di raggiungere una stabile intesa, anziché un’incessante gara di sgambetti». L’Immediato è indisponibile verso i soggetti intermedi: quindi si trova bene in una società «che non abbia più forze organizzate, rappresentanze di componenti e interessi delle diverse comunità, istanze sociali, lavorative, professionali». Per esempio sindacati e partiti, prima di tutto. Meglio decidere «in perfetta solitudine, con una compagnia di fedeli, mediocri o acritici assistenti» (di nuovo la fantasia galoppa). Un approccio che devasta, sostiene Rutelli, la progettazione di un futuro per il lavoro, per la scuola, per la stessa politica. Un metodo che, a forza di sfrondare, ridurrebbe il Padre nostro — ironizza Rutelli — al solo «dacci oggi», per saltare inutili perifrasi.
Per contrastare la deriva, Rutelli indica il metodo del «tempo medio», ovvero la capacità di affrontare i nodi del presente però lavorando per migliorare le cose in un futuro prossimo preoccupandosi «che le nuove generazioni “non saltino il turno”». Notoriamente meno di quanto Immediato si possa immaginare perché occorre tempo, passione, lungimiranza, capacità di dialogo.
La risposta Contro la deriva dell’immediatezza l’ex ministro propone un «tempo medio»