Rocca e il modello pubblico-privato «Ha funzionato ma attenti ai tagli»
«Il caso Humanitas fa scuola»
Leggi sul sito del «Corriere dela Sera» le notizie sulla visita di Mattarella a Milano
La parola chiave è ecosistema. Gianfelice Rocca la usa dopo il sindaco Sala e il presidente Maroni, per spiegare che Humanitas è una piattaforma strategica nel futuro di Milano, l’anello che unisce pubblico e privato in un percorso virtuoso di competizione e collaborazione. Con il campus universitario, che alza lo standing internazionale della città che rappresenta oggi il meglio del Paese, si aggiunge un altro tassello al progetto visionario di vent’anni fa: creare con Humanitas e la sua attività clinica, la ricerca e la didattica, un triangolo della conoscenza in grado di dialogare alla pari con i grandi atenei del mondo, da Harvard a Stanford.
«La sfida è coniugare efficienza, scienza e umanesimo che sono una specificità italiana, partendo dagli ospedali, luoghi dove far crescere un settore fondamentale per lo sviluppo: le scienze della vita». ● Gianfelice Rocca, 69 anni, è un imprenditore, presidente del gruppo industriale Techint e dell’Istituto Clinico Humanitas Rocca ama i numeri e offre al presidente Mattarella la sintesi di una sfida che parte da Milano dove, dice, con il capitale privato si offre un servizio pubblico: l’80 per cento dei pazienti di Humanitas viene dal servizio sanitario nazionale, ogni giorno le persone che ricevono cure sono 4 mila e ogni anno il Pronto soccorso registra 50 mila ingressi. Bilancio attivo, investimenti come quello del campus da 100 milioni di euro senza contributi statali, raccolta fondi in aumento con l’ultima donazione del manager filantropo Mario Luzzatto: 22 milioni destinati alla ricerca.
Ma dietro le quinte di un modello di successo e fuori dal discorso ufficiale, il presidente di Humanitas avverte qualche scricchiolio, l’equilibrio che tiene insieme l’ecosistema Milano è arrivato al punto limite, servono scelte, strategie visioni. «C’è grande domanda di Milano e questo è un bene, ma io mi chiedo: di quale Milano? Quella che si studia nella Business School di Harward e che ha saputo fare scelte innovative nella competizione pubblico/privato, o quella che si troverà a fare i conti con una Finanziaria che chiude i rubinetti dell’ossigeno, ignorando i casi virtuosi e la buona gestione delle risorse?».
Nella Milano che si candida ad essere traino dello sviluppo e della competitività, in quell’hub della conoscenza battezzato per primo dallo stesso Rocca, la crescita pone il problema di una messa a punto, del bilanciamento tra tagli di spesa e offerta di servizi: il governo potrebbe mettere un tetto Il nuovo Campus Milano è diventata un ecosistema dove sanità e ricerca sono eccellenze alle cure per chi viene da fuori regione. La città che qualcuno vorrebbe Stato e qualcun altro Capitale, catalizza il 13 per cento della spesa in ricerca e sviluppo e genera un valore aggiunto pari al 10 per cento del Pil nazionale: molto viene dai viaggi della salute (e spesso della speranza), dall’attrattività dell’alta specializzazione degli ospedali milanesi, dal riconoscimento di servizio pubblico universale. Le ricadute dei tagli lineari incidono un modello, «un orologio che funziona», dice Rocca. Su un valore complessivo di 600 milioni all’anno la sanità privata lombarda da sola ne assorbe il I servizi Vantaggi per i pazienti se costi e qualità sono compensati dal rigore 24 per cento. Altri numeri: il 19 per cento dei pazienti internazionali che si rivolgono alla sanità italiana, e sono 125 mila, vengono in Lombardia. Dove i bilanci non sono in deficit: meno sprechi e miglior esito per i pazienti, dicono le statistiche. La spesa complessiva lombarda è contenuta nel 5,3 per cento del Pil, rispetto al 7 per cento nazionale o all’11,2 per cento della sola Calabria, al 9,5 per cento della Germania e all’8,7 per cento della Francia. Ultime cifre, per i confronti con l’estero in attesa del verdetto sull’Ema, l’Agenzia del farmaco: la Lombardia è la seconda regione europea per addetti della farmaceutica, con oltre il 46 per cento del fatturato nazionale.
«Costi e qualità compensati dal rigore», secondo Rocca, hanno reso possibile il decollo di una formula che ha avvantaggiato i pazienti, portato investimenti e ricavi ai privati, aiutato i conti dello Stato. Milano oggi è la punta avanzata di un sistema che si regge su alcune specificità che contano nei circuiti internazionali: meritocrazia e competizione. Ma senza approfondire quel che è stato il connubio tra pubblico e privato nella sanità «si rischia di avanzare nella nebbia» avverte Rocca.
È strano sentirsi preoccupati nel giorno delle «good news» per Humanitas. Ma anche questo dà un’idea di Milano.