Il Forum di Davos si affida a sette donne Gianotti: la scienza vale
La direttrice del Cern fra le copresidenti: «Un onore»
Perché le donne guadagnino quanto gli uomini ci vorranno altri 217 anni. La previsione è del World Economic Forum, che si prepara al prossimo appuntamento di Davos, dal 23 al 26 gennaio 2018, facendo la sua parte: i sette copresidenti dell’incontro saranno tutti donne. Da Christine Lagarde, numero 1 del Fondo monetario internazionale, alla «nostra» Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra; da Ginni Rometty, prima donna a capo di Ibm, alla premier norvegese Erna Solberg; da Sharan Burrow, segretaria generale della Confederazione internazionale del sindacato (Ituc) a Chetna Sinha, in testa alla Fondazione indiana Mann Deshi; per chiudere con Isabelle Kocher, amministratrice delegata del gruppo francese Engie.
Paesi e sensibilità diverse scelti per rispondere alla sfida dell’edizione numero 48 dell’incontro annuale organizzato dal Forum economico mondiale, la fondazione nata nel 1971 per iniziativa dell’economista Klaus Schwab con l’obiettivo di migliorare il mondo facendo interagire leader politici e uomini d’affari, intelligenze e protagonisti dei settori pubblico e privato. Uomini e donne, ma questa volta soprattutto donne. «Per riflettere gli stakeholders globali», spiega una nota del Wef, vale a dire le parti coinvolte.
Una decisione dettata, forse, dalle accuse di eccessivo maschilismo nella selezione degli ospiti (che però rispecchia anche la scarsa rappresentanza femminile nei posti di comando, in ogni parte del mondo). E comunque un percorso intrapreso in modo chiaro nel 2015, quando l’attrice Emma Watson fece uno degli interventi più seguiti nella storia del Forum, sull’impegno per l’uguaglianza di genere, di cui era diventata da pochi mesi ambasciatrice Onu.
Le sette presidenti avranno il compito di formare il programma e di guidare le discussioni e i gruppi di lavoro. Il tema sarà «Creare un futuro condiviso in un mondo fratturato». L’ambizione è di andare alle radici delle fratture sociali e di trovare soluzioni concrete con i 2.500 capitani d’industria e di governo che si riuniranno a Davos.
Ciascuna leader porterà un contributo specifico. Quello della direttrice generale del Cern, Fabiola Gianotti, sarà legato alla ricerca scientifica, il suo ambito di elezione. Contattata dal Corriere, esprime anzitutto la gioia per l’incarico: «Sono felice che la ricerca scientifica abbia un ruolo molto visibile al Wef di Davos 2018, e estremamente onorata di essere stata scelta per rappresentarla». Nello specifico, poi, aggiunge: «Chiamare una ricercatrice a far parte del gruppo dei co-chairs indica l’importanza che la scienza riveste per la società moderna non soltanto per il progresso del sapere e della tecnologia, ma anche come strumento per favorire la collaborazione pacifica fra popoli».
Una squadra di presidenti tutta al femminile avrà inevitabilmente un impatto nell’agenda del Forum. Di sicuro a nessuna bisognerà chiedere di applicare le quote rosa.
Chetna Sinha, presidente Fondazione Mann Deshi (India)
Christine Lagarde, presidente Fondo monetario internazionale
Fabiola Gianotti, direttrice Cern di Ginevra
Isabelle Kocher, ad Engie (Francia)
Sharan Burrow, segretario generale Confederazione internazionale del sindacato
Ginni Rometty, Ceo IBM
Erna Solberg, premier della Norvegia