IL RAGAZZO CHE NON VA A VOTARE PERCHÉ DICE GIÀ LA SUA IN
RETE
Caro Aldo, in riferimento al suo articolo su Corriere.it «Italia fuori dai Mondiali: un vuoto per i ragazzi di oggi», credo che il vuoto dei ragazzi di oggi sia molto più grave della mancata partecipazione ai Mondiali, se ne faranno una ragione! Ci sono cose molto più importanti di quattro mocciosi strapagati e idolatrati che corrono dietro a un pallone! Anna Longo
Sono le sconfitte che fanno crescere, le vittorie sono piacevoli ma insegnano poco. Sfruttiamo l’occasione per ricordare i valori dello sport, del lavoro individuale e di gruppo, della fatica e dell’impegno quotidiano, anche per una soddisfazione interiore. Il vuoto è costituito dalla non conoscenza di questi e altri valori. Vanno insegnati con calma, tutti i giorni, sempre.
Luigino Baldasso
La disfatta tricolore riflette il «modus operandi» italiano nell’affrontare i problemi. In questi ultimi due anni c’è stato tutto il tempo per metterci delle pezze, per attuare strategie e cambiamenti che avrebbero cambiato l’esito della qualificazione mondiale.
Sandra Giorgi
L’eliminazione dell’Italia dai Mondiali di calcio per opera della Svezia, sembra essere un’altra Caporetto, un altro 8 Settembre, un’altra sconfitta con la Corea. Ma dopo Caporetto venne la vittoria, dopo l’8 Settembre la pace, dopo la Corea due Mondiali vinti. Ventura e Tavecchio vadano in pensione!
Gianfranco Bossi
L’eliminazione viene da lontano, da autocelebrazioni eccessive di ragazzotti venerati come semidei incapaci di buttare in rete un pallone. Gianluigi De Marchi
Bisogna curare i vivai e i giovani calciatori per creare nuovi campioni, invece di comprare tanti fuoriclasse stranieri che costano un sacco di soldi e alla fine, ovviamente, fanno vincere le loro nazioni. Monika Mair Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere
Caro Aldo,
concludendo la risposta a un lettore, lei si è ripromesso di spiegare perché l’astensionismo elettorale raggiunge percentuali impressionanti tra i giovanissimi. Non so quando lo farà, ma io, intanto, le partecipo un mio pensiero. I giovanissimi sono l’alter ego dei nonni e spesso i loro ragionamenti collimano. Perché disertano le urne? Perché, zitti zitti, fanno loro un convincimento proprio dei nonni da questi ultimi efficacemente espresso con un detto che hanno sulla bocca da che mondo è mondo: «Che vada su Pietro (al governo del Paese) o che vada su Paolo, non cambia nulla». Ergo: andare a votare è inutile. Sono persuaso che qualsiasi spiegazione sul perché dell’astensionismo giovanile parte da questo presupposto.