Corriere della Sera

Un «tesoro» da 400 miliardi custodito nei bilanci dei giganti del soft-web

R&S Mediobanca: il 676% investito in bond a breve

- Sergio Bocconi

Fatturano oltre 558 miliardi e continuano a crescere, realizzano utili per 86,5 miliardi, ne capitalizz­ano quasi 2.781,2 (oltre sei volte il valore di Piazza Affari e quasi quanto il Pil tedesco), impiegano 1,26 milioni di persone, pagano relativame­nte meno tasse, e dispongono di un «tesoro» pari a 400 miliardi di liquidità, investiti per due terzi in titoli a breve termine. Sono le 21 multinazio­nali del «software & web» analizzate da R&S Mediobanca, che le mette anche a confronto con l’insieme delle 390 imprese globali: il loro peso, pari al 4% in termini di ricavi e forza lavoro, sale all’11% sui profitti e al 29% rispetto al valore in Borsa. In Italia la loro presenza vale 1,5 miliardi e in tutto 5.800 occupati.

Fra le 21 più grandi web-soft del mondo, 14 hanno sede operativa negli Usa, 5 in Cina, 1 in Giappone e 1 in Germania. Dieci operano in massima parte nell’Internet retailing, 7 nella produzione di software e 4 nei servizi Internet (anzitutto piattaform­e social). Il periodo 2012-2016 compreso dall’analisi, ma anche i primi sei mesi del 2017 confermano una crescita media dei ricavi di oltre il 20%. Un trend che ha portato in cinque anni al raddoppio del giro d’affari (e ad accumulare utili per 300 miliardi) mentre le multinazio­nali manifattur­iere sono cresciute in tutto del 14,5%, le telecomuni­cazioni del 17% le energetich­e e le utilities hanno perso rispettiva­mente il 23 e l’11,4%.

Se la numero uno del mondo in Borsa a fine 2016 è Apple, impresa hi-tech ma che opera nell’hardware, con 577,4 miliardi di capitalizz­azione, subito dopo si piazzano Alphabet, cioè Google, con 511,7 miliardi, che è così la prima per valore di Borsa del segmento softweb, seguita da Microsoft con 458 miliardi. Terza del settore è Amazon con 337,8 miliardi, poi c’è Facebook a 314,9 miliardi. Per quanto riguarda i ricavi Amazon è prima con 129 miliardi e nel quinquenni­o è cresciuta del 122,6%, anche se nella prima parte del 2017 il primato di variazione del fatturato spetta alla concorrent­e cinese Alibaba con il 58,5%. Amazon è anche la prima per occupati: 341 mila con un balzo del 286,2% fra il 2012 e il 2016. Scende però in classifica nella redditivit­à: prima è Facebook con margine e utili pari rispettiva­mente al 45% e al 37% del fatturato, Amazon è 19esima su 21 con margine del 3,1% e 20esima con profitti pari all’1,7% degli affari.

Dall’attenta osservazio­ne dei bilanci il rapporto mette in evidenza che le 21 big dispongono di un vero tesoro: detengono circa 400 miliardi di liquidità, quasi il doppio dei debiti, di cui 270 (pari al 25% dell’attivo

totale) sono investiti a breve termine, per il 56% in titoli di Stato Usa e per il 29% in corporate bond. Di fatto sono «quasi-banche», se il benchmark è rappresent­ato dai maggiori istituti Usa che detengono in titoli un quarto dell’attivo, mentre quelli europei poco meno, il 21,2%. E poi c’è il capitolo fiscale: quasi due terzi degli utili dei gruppi softweb sono tassati in Paesi dove la pressione è inferiore. Ciò ha consentito loro di accumulare nel quinquenni­o risparmi fiscali per 46 miliardi. In particolar­e l’aliquota media delle web-soft Usa risulta pari al 19,5% quando quella americana è del 35%: fuori dai confini nazionali, grazie ad accordi fra capogruppo Usa e controllat­e in Irlanda, Olanda, Lussemburg­o, l’aliquota media è del 10%. Il «percorso» fiscale inizia dalla sede legale: per le americane (eccetto Microsoft) è nello Stato del Delaware, per le cinesi è nelle Isole Cayman. Grazie alle azioni a voto multiplo diversi gruppi (fra cui Alphabet, Facebook, Expedia) sono controllat­i con quote ridotte.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy