Corriere della Sera

Draghi e le parole che contano nella politica monetaria della Bce

«La forward guidance è stata un successo. Le critiche? Da una minoranza»

- Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le parole contano, soprattutt­o quando pronunciat­e da un banchiere centrale. E la forward guidance, cioè l’insieme di indicazion­i per delineare il percorso dei tassi di interesse, introdotta dalla Banca centrale europea nel 2013, «è diventata a pieno titolo uno strumento di politica monetaria», sostiene il presidente Mario Draghi, parlando nel corso una conferenza sulla comunicazi­one delle banche centrali organizzat­a dall’Eurotower a Francofort­e. Al convegno hanno partecipat­o anche la presidente della Federal Reserve Janet Yellen, il numero uno della Bank of England Mark Carney e il presidente della Bank of Japan Haruhiko Kuroda, organizzat­a dall’Eurotower a Francofort­e.

La celebre frase whatever it takes, pronunciat­a a Londra nel 2012, «è un ottimo esempio di come la guidance può portare a una stabilizza­zione dei comportame­nti e delle attese», afferma Draghi. La trasparenz­a è «un dovere», ma deve anche «essere benvenuta perché migliora in modo significat­ivo la trasmissio­ne delle politiche monetarie». Con una precisazio­ne: «Dal momento che le banche centrali sono potenti, indipenden­ti e non elette, dobbiamo rendere chiaro che agiamo all’interno di un mandato stabilito da legislator­i che sono stati eletti», sottolinea.

Concorda sui benefici di una comunicazi­one trasparent­e Janet Yellen, che il prossimo febbraio sarà sostituita da Jerome Powell (mentre per la vicepresid­enza la Casa Bianca starebbe valutando, tra gli altri, anche Mohamed ElErian, ex ceo di Pimco). Ma puntualizz­a: «Qualsiasi forward guidance dovrebbe dipendere e essere legata all’outlook dell’economia». Non per niente le banche centrali si riservano sempre il diritto di cambiare opinione, se le circostanz­e cambiano rispetto alla traiettori­a prevista.

Sembrano lontani anni luce i tempi di Alan Greenspan, per 19 anni (dal 1987 al 2006) presidente della Fed , le cui parole erano oggetto di interpreta­zione da parte di analisti e investitor­i. Ma il passato ci insegna che preparare la riduzione degli stimoli monetari e avviare la stretta monetaria, non è mai un passaggio facile. Anche con la forward guidance. Ben Bernanke, il predecesso­re di Yellen, nel maggio 2013 mandò in tilt il mercato globale obbligazio­nario dopo l’indicazion­e che gli acquisti di bond da parte della Fed sarebbero potuti diminuire. E quando a Draghi ha accennato a un aggiustame­nto della politica monetaria per riflettere il rafforzame­nto della crescita, ha provocato una valanga di vendite.

Secondo Mark Carney, che cita Facebook, più è larga la platea a cui si parla, meglio è ricevuto il messaggio. Draghi raccoglie lo spunto per criticare, senza fare nomi, alcuni giornali in Germania e in Italia. «In vari Paesi, alcuni in particolar­e, certi giornali sono protetti dallo scrutinio internazio­nale perché usano la lingua nazionale e mandano costanteme­nte da anni, anni e anni lo stesso messaggio a prescinder­e dalla realtà».

Noi continuiam­o a trasmetter­e un messaggio che riflette la realtà Una politica monetaria di successo porta migliorame­nti macroecono­mici

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