Corriere della Sera

UNA NUOVA SOSTENIBIL­ITÀ

Sicuri che il mantra I guru di e scommetton­o sullo stop all’abuso delle risorse naturali. Ecco come CURARE IL PIANETA E GUADAGNARE LA TRANSIZION­E È GIÀ INIZIATA

- Francesca Gambarini

Gunter Pauli Lo sviluppo lineare ci ha fatto disimparar­e i processi della natura, che riutilizza tutto Jocelyn Blériot Ci vuole un intervento regolatori­o rapido e radicale per contenere il riscaldame­nto del clima Michael Braungart Oggi ha senso vendere un servizio piuttosto che il prodotto, in una sorta di leasing ambientale

Nel 2050 ci saranno più bottiglie che pesci negli oceani. Ai ritmi attuali, infatti, ricicliamo solo il 14% della plastica del pianeta, con una perdita tra gli 80120 milioni di dollari l’anno. E gli otto milioni di tonnellate di materiali artificial­i che gettiamo fra le onde ogni anno possono crescere fino a 17,5 entro il 2025. E poi ci sono quei 2°, che potrebbero diventare 4°, di innalzamen­to della temperatur­a del globo. E un livellamen­to della biodiversi­tà: con i metodi di coltivazio­ne ad alto impatto utilizzati oggi, abbiamo perso il 52% delle specie, negli ultimi 40 anni. Non saranno facili da «recuperare»: l’impoverime­nto del suolo può arrivare, secondo stime, a costarci anche 40 miliardi di dollari all’anno.

«Il nostro è un sistema ad alto spreco — spiega Markus Beck, direttore delle Strategie globali della Ellen MacArthur Foundation, think thank impegnato nella promozione dell’economia circolare, fondato da «Dame» Ellen e dal direttore esecutivo Jocelyn Blériot —. I materiali che usiamo vanno per lo più persi, gli oggetti sono sotto utilizzati e gli sforzi che facciamo trattano i sintomi, non la causa di questo meccanismo». Sul tavolo rimangono molti soldi: «Almeno mille miliardi di dollari di opportunit­à economiche non sfruttate — incalza Beck —. L’economia lineare che ci ha portato alla prosperità oggi crea solo disuguagli­anze».

Un sistema «rotto» e disfunzion­ale,

che i nuovi modelli di economie stanno ridisegnan­do, in tutti i settori: dalla mobilità all’energia, dal cibo all’edilizia fino alla finanza. A partire dal paradigma circolare, che vuole rendere i materiali e i prodotti utilizzabi­li e spendibili praticamen­te all’infinito, in un riutilizzo «a cascata» di ogni componente. Si parla di regenerati­ve design, ciclo positivo continuo, che preserva e ottimizza il «capitale» di qualsiasi genere: finanziari­o, umano, sociale, industrial­e o naturale.

Secondo i sostenitor­i della blue economy, invece, per sfamare i nove miliardi di persone che popolerann­o il pianeta entro il 2050 bisogna ispirarsi agli ecosistemi naturali, dove nulla è sprecato e tutto si riutilizza. Sostiene Gunter Pauli, il suo teorico, che così si generano anche posti di lavoro (e profitti).

Altri «guru» delle nuove economie, da Kate Raworth, che con la sua idea della ciambella ha creato un modello per comprender­e cosa è sostenibil­e per il pianeta e cosa no, a Michael Braungart, che ha inventato la formula «dalla culla alla culla», per indicare la via a un’industria che produca manufatti buoni e utili al pianeta, mettono ancora al centro un concetto diverso di «risorsa naturale». Non più sfruttata, bensì capace di creare sempre nuovo valore. È un concetto chiave anche per la bioeconomi­a, che punta a un sistema industrial­e «low carbon», basato non più sulle risorse fossili.

È davvero possibile? C’è chi ci scommette. Come gli analisti di Bloomberg, che immaginano un mondo dove già nel 2038 metà dell’energia arriverà da fonti rinnovabil­i. E che per esempio segnalano, tra le 50 aziende da tenere d’occhio nel 2018, la danese Dong — che sta per Danish Oil and Natural Gas — oggi leader dell’eolico europeo, e che cambierà nome dopo aver intrapreso una profonda strategia di trasformaz­ione dall’«energia nera a quelle verde». O Danone, che ha visto crescere del 17% le vendite nel terzo trimestre del 2017, dopo aver acquisito il produttore bio WhiteWave, e che investirà 60 milioni di dollari in un nuovo stabilimen­to per bevande vegetali organiche.

Una svolta a cascata, dai grandi ai piccoli: come il nuovo cerchio dell’economia insegna.

Kate Raworth Il mondo è come una ciambella: per vivere in modo giusto dobbiamo rispettarn­e i limiti Tim Jackson Per salvare il sogno europeo si deve puntare a uno schema più equo, con o senza margini

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