Picasso, Matisse & C: al Fai la collezione di disegni Sforni
Patrimoni La vedova e le figlie dell’imprenditore milanese cedono 21 opere che vengono esposte al pubblico a Villa Necchi Campiglio
Il fondo un po’ calvinista dell’alta borghesia milanese del Novecento si manifesta periodicamente con la cessione di collezioni private alla pubblica visione. Quest’atto è espressione di quell’ideale di «felicità pubblica» sostenuto dall’Illuminismo ambrosiano sin dal XVIII secolo. Ad aggiungersi al filone delle ex raccolte private finite alla pubblica visione a Milano — in attesa di quelle che saranno esposte a Palazzo Citterio — si aggiunge da oggi la collezione di disegni Guido Sforni, ospitata dal Fai a Villa Necchi Campiglio. È la ventesima donazione d’arte privata che il Fai colloca a Villa Necchi, l’edificio di Portaluppi diventato museo del gusto borghese del passato secolo.
Guido Sforni proveniva da una famiglia di assicuratori abitanti in corso Sempione. Passione indefessa, viaggi, amicizie maturate a Brera e al bar Giamaica, successo imprenditoriale gli consentirono di realizzare un’esclusiva collezione di opere su carta, 21 delle quali sono state donate dalla vedova, Clara Lavagetti, con le figlie Bianca e Maria Chiara, al Fai. Si tratta di opere delicate per via del supporto (sono stati effettuati lavori di climatizzazione per ospitarle e ogni 60 giorni saranno a rotazione sostituite da copie) che sono state collocate nella cosiddetta stanza e bagno del principe Enrico d’Assia, che vi soggiornava quand’era ospite della famiglia Necchi Campiglio (allestimento di Bianca Sforni, con il sostegno di Banca Natixis).
Trovarsi un Fontana sopra la vasca da bagno dà un bel brivido; ma ciò che più caratterizza le 21 opere esposte sono gli occhi dei personaggi raffigurati. Tutti ci guardano in maniera diretta, obliqua, ambigua… Sette disegni sono di Pablo Picasso (uno a colori) e sviluppano il tema di Les Déjeuner sur l’herbe di Eduard Manet; 3 ritratti sono di Henry Matisse e 8 disegni sono «cariatidi» di Amedeo Modigliani realizzate a Parigi e acquistate da Sforni presso Paul Alexandre, storico collezionista-mecenate del livornese squattrinato nella Ville lumière. Completano la rac- colta i carboncini di due amici «addottati» da Milano: la Testa di Donna del triestino Piero Marussig e la Donna inginocchiata in gesto di disperazione del sassarese Mario Sironi.
La prossima edizione di Museo City, nel primo week end di marzo, proporrà un focus sul collezionismo privato cittadino. È una buona idea poiché la tradizione ambrosiana è lunghissima: si va dalle collezioni della famiglia Trivulzio nel Cinque e Settecento a Poldi Pezzoli e Bagatti Valsecchi, quindi Boschi Di Stefano, Vitali, Jesi… sino a quelle ospitate negli ultimi anni a Villa Necchi: De Micheli, Gianferrari, Marchi-Falk, Galtrucco, Piccini-Bernardini, Corcos, Pieri, Ubaldi, Zegna, Peretti, Fisher e Ferrario…