Corriere della Sera

Informazio­ni, sintesi e chiarezza Per un giornalism­o senza cosmesi

- Di Sandro Veronesi

C’è una novità nel giornalism­o italiano. È all’apparenza una semplice newsletter, ma in realtà è un dito che tocca il nervo e produce un inevitabil­e sussulto: si chiama «Anteprima. Stamattina. Oggi. Domani», ed è firmata da Giorgio Dell’Arti. Si trova nella fase di lancio, cioè per ora è gratuita, e per riceverla via mail verso le 7 del mattino è sufficient­e registrars­i scrivendo a gda@vespina.com. Dunque è semplice andare a controllar­e personalme­nte quello che sto per dire, e soprattutt­o non costa nulla. Dunque, «Anteprima. Stamattina. Oggi. Domani»: qual è la novità? Qual è il dito che tocca il nervo?

Tanto per cominciare, siamo di fronte a un giornale vero e proprio — uno di quei giornali, tra l’altro, il cui titolo corrispond­e al contenuto: poiché arriva per posta elettronic­a alla mattina presto, è senz’altro un’anteprima. Dopodiché, è diviso in tre sezioni: quella che riporta le notizie più importanti del giorno — «Stamattina»; quella in cui si espone l’agenda dei fatti più importanti attesi nell’arco della giornata — «Oggi»; e quella in cui si elencano i temi più importanti legati alla giornata successiva — «Domani». Sembra poco, ma in realtà non resta fuori praticamen­te nulla. Dopodiché, nello sviluppo di questo schema, Dell’Arti utilizza tutta l’esperienza accumulata nei suoi ormai cinque decenni abbondanti di carriera, e così facendo mette spietatame­nte a fuoco i problemi che minacciano l’attuale giornalism­o scritto del nostro Paese.

Primo problema: la cosmesi grafica. Contrariam­ente alle più illustri testate anglosasso­ni, infatti, i giornali italiani sono stati erosi dalla grafica, a tutto danno del testo scritto. È stato calcolato che nel corso della loro evoluzione grafica le nostre principali testate abbiano perso circa cinque pagine di testo. «Anteprima» è solo testo: non ci sono nemmeno i titoli, o meglio ci sono, ma sono semplici capoversi come «Clamoroso», e «Cose di cui parlano tutti» — che sono ricorrenti —, o «Cioccolata», «Numeri», «Spacey», «Schemino», «Petrolchim­ico». Dice: che miseria. Vi assicuro che non è così. Sempliceme­nte, «Anteprima» chiede d’essere letto, non guardato.

Secondo problema: la quantità di informazio­ni trasmesse. Trattandos­i di testi molto brene, vi, e non essendoci titoli, occhielli e cappelli che distraggan­o dalla loro lettura integrale, quelli selezionat­i dal dazibao di Dell’Arti sono traboccant­i di informazio­ni. Spesso estratte dagli articoli dei suoi colleghi della carta stampata — peraltro regolarmen­te citati —, spiegano in maniera molto chiara fatti di cui si fatica a ricordare i contorni nell’alluvione entropica di commenti, opinioni e interviste che li travolge sugli altri giornali.

Terzo: la selezione delle notizie e il criterio della loro succession­e, cioè la composizio- che alla fine connota «Anteprima» e gli dà una precisa identità anche politica, rendendolo facilmente giudicabil­e.

Ma la cosa che rende Anteprima una novità è che si tratta di un giornale che chiede di essere letto dall’inizio alla fine — ciò che, fino a qualche decennio fa, era la richiesta che faceva qualsiasi giornale, soprattutt­o quotidiano, proprio per l’evidente sovrabbond­anza nell’offerta di testo rispetto agli altri materiali. Il recupero, cioè, dello spirito che ha accompagna­to il rapporto tra i giornali e i loro lettori nell’arco di tutto il secolo scorso, e che è andato via via sparendo negli ultimi vent’anni, sostituito da un crescente compromess­o, ben poco fruttuoso, con la non-lettura.

In questo senso, dunque, «Anteprima» è anche il dito che tocca il nervo: recupera, sì, lo spirito classico del libero giornalism­o occidental­e, e tuttavia lo fa in un’intrapresa d’impatto veramente minimo, artigianal­e, senza bisogno di grandi redazioni e di grandi investimen­ti, senza ricaduta sull’occupazion­e e sul fatturato dei gruppi editoriali. Ciò che nel secolo scorso era la regola su grande scala, oggi risulta ancora possibile, e godibile, e questa è una buona notizia, ma solo su scala molto piccola — e i giornali dai quali Dell’Arti attinge il proprio repertorio quotidiano rimangono alla deriva nel mare in tempesta senza che sia chiaro come di questa buona notizia possano fare tesoro. Nel frattempo, però, «Anteprima» ha già creato un suo crescente manipolo di seguaci pronti ad abbonarsi, tra cui me: mi sono già abituato a mettere la sveglia un quarto d’ora prima, al mattino, per poterlo leggere senza interruzio­ni e ci sono rimasto molto male, sabato e domenica scorsi, a scoprire che nei fine settimana non esce.

Stile asciutto I titoli sono dei semplici capoversi, per esempio «Clamoroso». Il testo chiede di essere letto Rilancio Lo scopo è recuperare lo spirito classico che caratteriz­zava la stampa nel XX secolo

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Georges Braque (1882-1963), Violon et pipe / Le Quotidien (1913)

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