Corriere della Sera

Eclisse europea e ipotesi Monnet

- Di Antonio Carioti

Rivista europeista per eccellenza, «Il Mulino» non è però monocorde. Tanto che il fascicolo in uscita del bimestrale diretto da Michele Salvati contiene valutazion­i divergenti sul futuro dell’Unione. Pessimista si mostra il filosofo Pietro Rossi: dopo un ampio excursus storico, conclude affermando che l’Europa contava di più ai tempi della Guerra fredda, visto che, a 28 anni dalla caduta del Muro di Berlino «si ritrova divisa, e al tempo stesso politicame­nte più isolata». Si prospetta dunque nel XXI secolo, scrive Rossi, una «eclisse dell’Europa», pericolosa per il complesso degli equilibri planetari.

Invece l’economista Francesco Farina rivaluta l’approccio funzionali­sta del «padre fondatore» Jean Monnet. Quell’impostazio­ne, volta ad attribuire sempre maggiori competenze alle istituzion­i non elette di Bruxelles senza preventive scelte d’indirizzo politico nei singoli Stati, confidava nell’effetto di successive crisi quali fattori di accelerazi­one del processo integrativ­o. Ed è stata criticata perché tecnocrati­ca anziché democratic­a. Ma le difficoltà dell’euro, nota Farina, hanno dimostrato che la visione di Monnet «contiene più di un briciolo di verità». Infatti a questo punto tornare indietro costerebbe ben di più che andare avanti. Quindi è possibile raggiunger­e nell’eurozona accordi che vadano «al di là delle convenienz­e e quindi delle intenzioni dei protagonis­ti». Insomma, come ipotizzava Monnet, potrebbe essere la forza delle cose a rendere possibile l’Europa politica.

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