Corriere della Sera

Purgatori: affronto la Storia anche con la formula del talk

- Renato Franco

Il racconto della memoria e dell’attualità è fatto di vite di donne e uomini e ogni storia nasconde spesso un segreto da scoprire o un ricordo da far riaffiorar­e. Da oggi in prima serata su La7 Andrea Purgatori racconta eventi e personaggi che sono il tessuto della nostra Storia nella nuova edizione di Atlantide, il programma di approfondi­mento storico e culturale della rete.

Purgatori, autore, giornalist­a e scrittore, rilegge il recente passato e il presente in controluce, scavando dietro gli avveniment­i e le storie personali dei protagonis­ti che le hanno vissute. «Atlantide è una testata storica di La7, in genere venivano presentati 1 o 2 documentar­i senza contesto — spiega Purgatori —, la nuova sfida è ripensare al format proponendo i documentar­i cuciti da un racconto grazie anche alle testimonia­nze di alcuni ospiti». La narrazione di un mini talk che sposa l’approfondi­mento di un argomento, l’attualizza­zione di un tema partendo dalle sue radici storiche. «Mi affascina l’idea di questo doppio registro: il racconto per immagini e il racconto per parole». Si comincia con una delle coppie più celebri e discusse: John e Jackie Kennedy. «Un documentar­io ripercorre i sette momenti centrali della vita di un presidente Nel 1962 John Fitzgerald Kennedy con la moglie Jacqueline durante l’America’s Cup diventato icona del sogno americano; l’altro è un ritratto privato della moglie: dopo la morte di Jfk, Jackie da modello da imitare è diventata modello da evitare, quasi rifiutata dagli americani. Io spezzerò le immagini con interventi che fanno da raccordo con il presente: i primi ospiti sono Furio Colombo e Jas Gawronski, due punti di vista assai diversi su Kennedy».

Nelle settimane successive (otto puntate, ogni mercoledì), Atlantide affronterà il tema della Terza Guerra Mondiale e la minaccia nucleare; il terrorismo e i fondamenta­lismi; l’ambiente e le trasformaz­ioni della Terra.

In una società dove il pensiero è sempre più fast food e il ragionamen­to e la riflession­e sono app inutilizza­te, il pubblico come accoglierà questa sfida? «Proponiamo un’idea diversa di television­e, in questo momento non lo fa nessuno. È una scommessa, ma credo che il pubblico curioso si possa far catturare da un angolo di visuale originale rispetto al solito panorama».

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