Corriere della Sera

«Canterò nella Cappella Sistina La prima volta di una donna»

Cecilia Bartoli: ma nella musica classica la parità tra i sessi è ancora lontana

- Valerio Cappelli

componeva per la Chiesa di Notre-Dame, è la prima volta che vado così indietro nel tempo. Cantare quella musica nel luogo in cui è stata concepita, è affascinan­te».

Com’è l’acustica della Cappella Sistina?

«Generosa, ideale per quel tipo di repertorio, la voce viaggia in modo naturale. Il fatto che i loro cd siano tra i più venduti fa capire il bisogno di spirituali­tà, e la volontà di scoprire una musica stupenda».

Per il cardinale Ravasi e Riccardo Muti in chiesa si sentono canti banali e si deve tornare all a musica sacra.

«Fosse per me, a Roma, che è la mia città, farei un grande Festival di musica sacra».

Sempre Muti dice che tante donne si affermano.

«Beh, io ho preso il suo posto come direttore artistico al Festival di Pentecoste a Salisburgo. Ha ragione, e sono d’accordo sul fatto che le donne non devono mascoliniz­zarsi. Una direttrice di talento va rispettato, ma nelle orchestre vedo ancora poche code di cavallo. C’è tanta strada da fare».

E cosa proporrà al prossimo Festival di Pentecoste?

«Non un tema ma una data: 1868. Fu un anno straordina­rio. Morì Rossini, e canterò per la prima volta L’Italiana in Algeri; Poi Saint-Saens e Max Vengerov, Grieg e Schiff; la Prima di Ciaicovsky; Villazon e Les Musiciens du Prince; Wagner de I maestri cantori con scene dirette da Barenboim e la voce di Kaufmann: è impression­ante pensare che quando morì Rossini la musica fosse andata così oltre».

Lei ha cantato spesso i pezzi più celebri dei castrati. Un fenomeno crudele che però va contestual­izzato storicamen­te?

«Crudele senza dubbio. I bambini prescelti venivano da famiglie con tanti figli, uno dei Voce Cecilia Bartoli (51 anni), mezzosopra­no, ha vinto tra gli altri premi anche un Grammy quali veniva sacrificat­o in nome dell’arte. Attorno al 1700 i castrati in Italia erano 4000. In pochi facevano carriera, Farinelli, Senesini erano le rockstar di oggi. Ma la stragrande maggioranz­a conducevan­o una vita miserevole».

La musica sacra che porterebbe sull’isola deserta?

«Un Requiem. Non so scegliere tra quelli di Mozart, Brahms e Verdi. Certo a Mozart sono molto legata».

Lei ha fede?

«Quando sento la musica che ho appena inciso con la violoncell­ista Sol Gabetta, su Haendel, Caldara, Vivaldi, penso che Dio esista. Tanta bellezza deve essere opera del Padreterno... Insieme abbiamo

esplorato brani per voce e violoncell­o, che aveva funzioni di basso continuo ed è lo strumento più vicino al canto umano. Il cd si intitola Dolce duello: il duello rimanda alla contesa barocca. La dolcezza, unita alla sensualità, è il tratto di questi brani».

Farete una tournée...

«Purtroppo non toccherà l’Italia. Ma in Vaticano verrà il sovrintend­ente della Scala Pereira, con cui ho un progetto. Forse ci sarà anche Papa Francesco. Sarebbe un grande onore condivider­e quel momento musicale con lui».

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