La fine del presidente-padrone
Il piano fallito: lauree finte, Rolls Royce e troppi nemici
Dopo 37 anni finisce l’era di Robert Mugabe, il presidente-padrone dello Zimbabwe di fatto agli arresti domiciliari nella villa a nord di Harare. Con lui la moglie Grace, che il prossimo mese sarebbe diventata numero due del partito di governo. Ma i militari: «Non è un golpe».
È cambiato tutto in tre giorni. Fino a domenica Robert e Grace Mugabe erano i vincitori. Su istigazione della First lady, il 6 novembre il presidente aveva cacciato dal partito e dal potere il suo vice troppo ingombrante, quell’Emmerson Mnangagwa detto ngwena (coccodrillo) che appariva un pericoloso ostacolo al piano di «successione in famiglia». In pubblico Grace l’aveva definito «un serpente a cui schiacciare la testa». Detto fatto. Il mese prossimo la signora Mugabe, 52 anni, sarebbe diventata numero due del partito di governo. E nel 2018 si sarebbe presentata alle elezioni accanto al marito 93enne, in un inedito «ticket coniugale».
Ora sembra incredibile. Ma per molti osservatori, fino a tre giorni fa, quello sembrava il destino di un Paese cresciuto all’ombra assoluta di mister Mugabe, il leader della guerra d’indipendenza dagli inglesi, l’ex maestro cresciuto alla scuola dei gesuiti: per 11 anni in prigione e per 37 in sella, nonostante i nemici e i disastri. Il suo errore? «Aver sopravvalutato la popolarità della moglie Grace, nel partito Zanu-PF e nel Paese», dice al Corriere Piers Pigou, esperto di Africa australe per l’International Crisis Group.
Colpa di Grace? Per favorire la moglie e un giorno (dietro di lei) i due figli maschi (Robert jr e Chatunga, 25 e 20 anni), l’Elefante Bob si sarebbe inimicato i vecchi compagni (d’armi e di misfatti) come il Coccodrillo Mnangagwa. Mugabe, si sa, ama il tè delle cinque e la monarchia britannica, invidiava Mandela perché telefonava alla regina Elisabetta, e dunque non gli dev’essere dispiaciuta l’idea di una successione dinastica alla guida di una terra che ha sempre considerato di sua proprietà. Forse ha pensato di usare il vigore della moglie per sostenere le sue debolezze dovute all’età. Chi lo conosce racconta della sua misoginia, le donne sempre un passo «indietro». Grace ha vissuto per dimostrargli il contrario. E in qualche modo ci è riuscita, diventando essenziale (alla sua caduta).
È una ragazzina, fa la dattilografa nel palazzo del governo quando il Compagno Bob le mette gli occhi addosso. Diventano amanti. Hanno due figli, mentre la prima moglie del presidente ancora lotta contro il cancro, benedicendo (a detta del marito) l’unione con la più giovane Grace. Per anni sarà una First lady in seconda fila. Shopping e attività benefiche. Ama il lusso. La chiamano Gucci Grace. È imprenditrice quando il marito confisca le aziende agricole dei bianchi per distribuirle (sulla carta) ai contadini neri e (in realtà) agli amici. Dirige un orfanotrofio e un’azienda casearia. Prova a ottenere una laurea. In Gran Bretagna, poi in Cina. Invano. Alla fine il marito le regala un dottorato farlocco in sociologia all’università di Harare (senza tesi). Grace studia da capo di Stato. Segue il marito nei viaggi a Hong Kong (lei acquista case mentre lui cura la prostata). Diventa leader dell’ala femminile del partito. Nel 2017 accelera.
Ai comizi regala suoi vestiti (biancheria intima compresa) ai fan. Compra una Rolls Royce da 300 mila dollari. Sfregia una modella sorpresa con uno dei figli in un hotel di Johannesburg (e lascia il Sudafrica con l’immunità diplomatica). Il Coccodrillo Mnangagwa denuncia un tentativo di avvelenamento e i suoi seguaci puntano il dito su un gelato prodotto nell’azienda di Grace. Lei proclama: «Il serpente va schiacciato». Bob obbedisce e lo caccia. Grace è davanti. Grace è finita. Vivrà, da vedova, in esilio dorato.
Caduta Odiata e invidiata: il Vecchio Elefante ha sopravvalutato la popolarità della moglie