Corriere della Sera

Gutgeld: Katainen cambi i toni, accuse inaccettab­ili L’Italia migliora

«Con lui premier in Finlandia la spesa esplose»

- di Federico Fubini

Dice Jyrki Katainen, vicepresid­ente della Commission­e Ue, che «tutti possono vedere dai numeri che la situazione italiana non migliora» e «gli italiani dovrebbero sapere qual è il vero stato delle cose».

Yoram Gutgeld, commissari­o alla Spending review e deputato Pd: che ne pensa?

«C’è un limite a tutto. L’interazion­e con la Commission­e è una liturgia, può piacere o no ma è normale. A volte è utile, altre meno, comunque è inevitabil­e. Ma il tono del vicepresid­ente è inaccettab­ile».

Il tono o il contenuto?

«Entrambi. Un conto è discutere la legge di Bilancio. Ma dire che l’Italia non sta migliorand­o e insinuare che la politica italiana stia nascondend­o i fatti è questione di tono, fatti e credibilit­à di chi lo dice».

Nel tono cosa non va?

«Francament­e è un po’ offensivo».

E nei fatti?

«L’Italia migliora sotto tutti i punti di vista: deficit, crescita, spesa pubblica, creazione di posti di lavoro».

Non il debito, non trova?

«Il debito si è consolidat­o e inizia a scendere, dopo anni di aumenti dovuti alla crisi, alle tasse in più che hanno aggravato la recessione, e alla bassissima inflazione. Poi c’è un problema di credibilit­à di questo signore».

Perché?

«Guardiamo i risultati. È stato premier in Finlandia fra il 2011 e il 2014. In quel periodo il Pil del suo Paese scende del 2,7%, il debito sale di 11,7% e la spesa pubblica cresce dell’11,5%, il 3,7% del Pil in più. Un campione di austerità».

Se la prende perché Katainen dice che agli italiani bisogna raccontare la verità?

«Non accetto lezioni da un signore che insinua che i politici italiani stanno mentendo, che nega un migliorame­nto evidente dei conti e dell’economia in una situazione francament­e non facile».

Non è un segno che l’Italia non è credibile, quando ci si sente liberi di parlarne così?

«No. Katainen è un esponente politico che porta avanti la sua linea. Certo, noi abbiamo questo sport di autoflagel­larci che influenza anche la percezione degli altri. L’opinione degli italiani sull’Italia è molte volte peggio della verità. Faccio un esempio: il costo della macchina pubblica italiana (al netto delle pensioni e degli interessi), quest’anno sarà dell’1% del Pil sotto quello della Germania».

Ma l’Italia resta ultima in Europa per crescita.

«Abbiamo un gap di crescita con l’Europa da 30 anni. Quest’anno è il più basso dall’inizio degli anni duemila. Lo stiamo chiudendo.

La produttivi­tà resta piatta. È una ripresa passeggera?

«La questione della produttivi­tà c’è in tutto l’Occidente. In Italia anche, ma mi pare secondaria rispetto al fatto che da noi lavorano troppe poche persone, anche se negli ultimi quattro anni abbiamo avuto un milione di posti di lavoro in più, con il ritmo di creazione di posti più alto da quando ci sono i dati. C’è stato un migliorame­nto di due punti del tasso di partecipaz­ione al lavoro, ma restiamo molto sotto alla media Ue. La sfida è far sì che più persone lavorino. Poi c’è il tema della produttivi­tà, certo».

La correzione struttural­e del deficit doveva essere 0,6% del Pil, poi 0,3% e ora pare che sia 0,1%. Giusto?

«Il concetto di deficit struttural­e è logico, ma il modo in cui si calcola opinabile. Secondo alcuni metodi siamo già in surplus struttural­e. Naturalmen­te il calcolo della Commission­e è alla base del negoziato tra l’Italia e l’Europa. Ma esprimere un giudizio sulla salute dell’economia o sulla sua sostenibil­ità finanziari­a sulla base di un numero sostanzial­mente arbitrario è sbagliato».

Il piano di calo del debito dipende da clausole Iva che poi saltano sempre, e da stime d’inflazione irrealisti­che.

«Con il deficit al 1,6% del Pil nel 2018, il rapporto debito-Pil scende con una crescita nominale (crescita reale più inflazione, ndr) sotto il 2%. Che il debito inizi a scendere è indubbio, la velocità dipenderà

Il lavoro La sfida è far sì che più persone lavorino. Subito dopo c’è il tema della produttivi­tà

dall’inflazione. Se questo raggiunge l’obiettivo della Bce del 2%, noi con una crescita reale fra 1,5-2% e il deficit all’1,6% faremo calare il debito di oltre tre punti l’anno».

Alle clausole di salvaguard­ia non crede più nessuno.

«Sono basate sull’ipotesi che l’Italia vada a pareggio di bilancio. Ma i numeri che ho citato dimostrano che non serve. Il fiscal compact andrebbe discusso, lo faremo nel 2018».

La Germania propone il bail-in sui titoli di Stato dei Paesi in crisi. Accetterà di rivedere il fiscal compact?

«La Germania propone molte cose: fa parte della politica tedesca, che è stata miope. Ai tedeschi è stato fatto credere che hanno pagato per le banche degli altri Paesi, mentre finora abbiamo pagato noi per loro, vedi esposizion­e tedesca sulle banche greche. E gli è stato fatto credere che l’Italia non migliora, mentre siamo ora più efficienti di loro: le ho detto i dati di spesa».

I politici in Italia parlano di disfare la riforma pensioni, abolire il bollo o di assegni di cittadinan­za. È così che si crea fiducia in Europa?

«Non posso parlare per gli altri partiti. Il Pd porta in dote i risultati degli ultimi 4 anni e sono certo che la nostra proposta per la prossima legislatur­a sarà forte e credibile per continuare a sostenere il taglio delle tasse, la creazione di posti e il calo del debito».

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Consiglier­e del governo Itzhak Yoram Gutgeld, 57 anni

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