Pirozzi «avvisa» il centrodestra: vado avanti qualunque scelta facciano i partiti
«Avanti a destra, comunque». L’impronta dello scarpone il neocandidato alla Regione Lazio, Sergio Pirozzi ce l’ha sul simbolo. Ma, dopo le esitazioni e i ripensamenti di questi giorni dei suoi antichi sponsor, anche sul cuore di militante di destra. E così il suo debutto ufficiale, ieri a Roma, è stato all’insegna del «vado avanti io». E le primarie? «Le potevano fare prima». E se il centrodestra dovesse mettere in campo un altro competitor? «Si vede che hanno altri obiettivi, se ne prenderanno la responsabilità» risponde. Pronto anche a ribaltare l’accusa di violare lo spirito di squadra: «Perché non condividere un obiettivo che dice: diamo spazio a chi non ha cambiali, ha sempre lavorato per gli altri, e si vuole rivolgere a chi non vota più?».
Gioca d’attacco con un centrodestra che lo ha lambito e poi tenuto in sospeso. Mentre si fanno nomi di possibili candidati alternativi. In questi giorni era circolato anche il nome dell’ex comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli. Lui ha fatto sapere, in una nota ufficiale, non solo di non essere mai stato contattato, ma anche di non essere disponibile.
Pirozzi recide ogni legame. Dice di non essere più iscritto a Fratelli d’Italia. E aggiunge: «Non ho sentito nessuno dei partiti e non voglio far litigare nessuno. Ho la mia lista e il mio simbolo, sono partito con il sorriso». Ma incalza: «Ho fatto il vicesindaco per 180 mila lire, il sindaco per 660 euro, il presidente della Comunità montana e dei Comuni dimenticati d’Italia per zero euro. Se uno usa la politica come trampolino, per me non è di “alta levatura”». «Non bramo potere» assicura. E annuncia che i suoi assessori saranno noti prima delle elezioni e pronti a devolvere mille euro al mese. «Mi candido non per fare gli interessi di qualcuno ma per ridare voce ai territori», dice. Si difende dall’accusa di aver sfruttato la visibilità data dal sisma: «Allora dovremmo dire la stessa cosa di Zingaretti e di Lombardi per la visibilità del Parlamento? Io mi auguro che non ci siano ritorsioni contro Amatrice, altrimenti mi arrabbio come una bestia».