«Macché populisti, l’ho spiegato agli Usa»
Di Maio: «Non c’entriamo niente con Le Pen e AfD». E Strasburgo elegge un vicepresidente 5 Stelle
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
«Ma voi siete populisti?». Questa, riferisce Luigi Di Maio, è la domanda che più di frequente gli è stata rivolta nei due giorni a Washington. «Ci hanno chiesto, ma voi fate parte della stessa famiglia di Marine Le Pen o di “Alternativa per la Germania”? Ho chiarito che no, noi non c’entriamo niente con loro. Siamo una forza pronta a governare e ad adottare le “best practices”, le migliori politiche di altri Paesi. I piani sull’energia del Nord Europa, il sistema di banche pubbliche francese e la riduzione delle tasse che si sta discutendo qui negli Usa».
Il candidato premier dei Cinque Stelle ha chiuso la missione con un’intervista al Washington Post e l’altra sera con una cena in pizzeria, discutendo con gli economisti italiani della Banca mondiale e della Federal Reserve. «Abbiamo sfatato qualche mito su di noi». Il Movimento vuole accreditarsi sul piano internazionale anche in Europa. Ieri l’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo è stato eletto vicepresidente dell’Assemblea di Strasburgo: la prima carica importante nelle istituzioni Ue per il M5S.
Di nuovo a Washington. Un anno fa Beppe Grillo aveva commentato così l’elezione di Donald Trump: «È un vaffa generale e l’apocalisse dell’informazione». Qual è oggi il giudizio del nuovo leader? Trump può essere un modello? «Ci sono alcune cose interessanti, come il taglio delle tasse per le imprese. Sul clima, invece, non siamo d’accordo: anzi il Protocollo di Parigi per noi è già un compromesso al ribasso. Non siamo d’accordo neanche sui muri per fermare l’immigrazione. Poi ci sono muri che non si vedono come il Regolamento di Dublino 3 in Europa. La redistribuzione dei profughi procede troppo a rilento». Infine l’affinità con l’amministrazione Trump sui rapporti commerciali: «Siamo favorevoli a nuovi accordi bilaterali. Molte aziende agroalimentari del Sud mi chiedono di eliminare i vincoli all’export, per esempio». A Washington Di Maio ha puntato molto sul Congresso: «Abbiamo aperto canali di comunicazione con i parlamentari. Rapporti che coltiveremo nei prossimi mesi». Con la Commissione esteri della Camera dei rappresentanti ha insistito sul dossier Libia: «Abbiamo bisogno dell’aiuto americano, di un’iniziativa diplomatica per stabilizzare il Paese». Può essere almeno questa un’area di convergenza con il governo Gentiloni? Oggi il ministro degli Esteri Alfano presiederà a New York una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu proprio sulla Libia. Di Maio: «Noi in Parlamento chiediamo di prendere l’iniziativa diplomatica dal 2014».