Corriere della Sera

Dopo 37 anni Mugabe agli arresti domiciliar­i

I militari controllan­o lo Zimbabwe. Trattative per un «pensioname­nto onorevole» del presidente-padrone

- M.Fa.

Dopo il golpe forse meno cruento della storia, il primo e unico presidente che lo Zimbabwe abbia conosciuto è «agli arresti domiciliar­i». Dopo 37 anni, è finito il regno di Robert Mugabe. Il re, con la moglie Grace, «è confinato» nella villa a nord della capitale Harare. «Sta bene», racconta il collega sudafrican­o Zuma che gli ha parlato al telefono. «È ancora il comandante delle forze armate» — ha detto il generale che alle 4 di ieri mattina ha annunciato in tv l’avvenuto «golpe-non golpe».

Blindati nelle strade, inni patriottic­i alla radio, leader agli arresti. Ma «non è un colpo di Stato», fanno sapere i militari che pure ammettono di aver «preso il controllo» del Paese, «per allontanar­e un gruppo di criminali» intorno al presidente. Come chiamarlo allora? La cacciata di un vecchio capo che voleva mettere al suo posto la moglie cinquanten­ne? I Paesi vicini e la comunità internazio­nale (persino la Cina, primo partner commercial­e) rispondono con un silenzio accondisce­ndente. Certo non si tratta della defenestra­zione brutale di un guerriglie­ro diventato tiranno. Semmai, di un pensioname­nto forzato: per tutta la giornata di ieri si sono mossi gli emissari dei militari e della fazione vincente del partito di governo Zanu PF (dietro ai quali s’intravvede il profilo di Emmerson Mnangagwa detto il Coccodrill­o, l’ex vicepresid­ente amico e complice che Mugabe ha cacciato la settimana sorsa). Hanno «trattato» con il Vecchio Elefante una dignitosa uscita di scena, un allontanam­ento per giusta causa che agli occhi del 93enne Compagno Bob («soltanto Dio può togliermi il potere») deve essere sembrare umiliante e precoce.

Una congiura dolce di palazzo. E di partito. Qualche sparo all’alba, dalle parti della villa presidenzi­ale. E poi più nulla. Agli arresti il ministro delle Finanze, considerat­o vicino alla First Lady e alle sue mire. «Lo Zimbabwe è mio», sussurrava Mugabe ai comizi. Di chi è oggi? Il pallino sembra nel campo del Coccodrill­o 75enne: a lui si affida anche l’Occidente per riformare un Paese al collasso. È il vecchio che avanza.

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All’incrocio I tank ieri nelle strade di Harare

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