May, la risposta di Mosca evoca lo 007 avvelenato «Assaggia il nostro vino»
La foto twittata dal ministero degli Esteri russo «Cara Theresa, anche noi sappiamo cosa stai facendo»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Sinistra risposta del Cremlino al discorso di Theresa May, in cui la premier britannica ha accusato la Russia di destabilizzare le democrazie occidentali attraverso una campagna di disinformazione e ha ammonito il Cremlino dicendo: «Sappiamo cosa fate». Il ministero degli Esteri di Mosca ha lanciato un tweet con una foto della May che beve un calice di vino e la scritta: «Anche noi sappiamo cosa TU stai facendo. Cara Theresa, speriamo che un giorno proverai il vino rosso di Crimea».
La battuta è macabra: perché non può non richiamare alla mente la sorte di Alexander Litvinenko, l’ex agente del Kgb ucciso a Londra nel 2006 con una tazza di tè avvelenata col polonio radioattivo: un delitto imputato agli emissari di Mosca. Ma potrebbe contenere anche un messaggio in codice, per esempio che i russi sono a conoscenza di una nascosta dedizione all’alcol da parte di Theresa. In ogni modo, si tratta di un tweet ricattatorio e ben poco diplomatico.
La May aveva accusato Putin di «militarizzare l’informazione» allo scopo di «seminare discordia in Occidente», impiantando nei media «notizie false e immagini fotoshoppate». Ma aveva anche affermato che non sarebbe rimasta passiva di fronte ai tentativi di sovvertire le democrazie. Il suo discorso è stato accolto da un coro di critiche a Mosca: «La May si è resa ridicola agli occhi della comunità internazionale», ha affermato un membro del Senato russo.
Ma intanto emergono con più chiarezza i contorni della campagna di disinformazione lanciata dal Cremlino in occasione del referendum dell’anno scorso sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Un’indagine del Times ha rivelato che dagli account Twitter russi sono partiti 45 mila messaggi riguardanti la Brexit nelle 48 ore prima e dopo il voto. E nei giorni precedenti 150 mila account basati Con il calice Theresa May, 61 anni, nella foto postata dal ministero russo su Twitter in Russia, che prima twittavano prevalentemente sul conflitto in Ucraina, hanno sposato il loro focus sul referendum britannico. Molti di quei messaggi provenivano dai cosidetti «bot», account automatici che sparano centinaia di tweet al giorno, mentre altri avevano come fonte degli account «cyborg», parzialmente automatici ma con intervento umano. Un esempio è il misterioso account Sveta1972, apparentemente riconducibile a una certa Svetlana di Gelendshik, una cittadina sul Mar Nero: che nei 4 giorni prima del referendum ha lanciato quasi 100 tweet sulla Brexit.
Questi messaggi sono stati visti da milioni di utenti e in generale incoraggiavano a votare a favore dell’uscita dalla Ue. «È la prova finora più significativa dell’interferenza russa nel referendum», ha commentato Damian Collins, capo della commissione sui media di Westminster.