Corriere della Sera

Macron invita Hariri a Parigi

- Di Davide Frattini

«Detenuto». «Ostaggio». Michel Aoun, il presidente libanese, accusa i sauditi di aver arrestato Saad Hariri, sostiene che anche la famiglia sia trattenuta nel Paese, ripete di non essere disposto ad accettare le sue dimissioni — annunciate in television­e da Riad il 4 novembre — fino a quando non gliele presenterà di persona. Un incontro che dovrebbe avvenire presto, assicura lo stesso Hariri via Twitter: «Sto bene e sto per tornare». Certezza ridimensio­nata poche ore dopo da un comunicato dell’Eliseo: Emmanuel Macron ha invitato lui, la moglie e i figli a Parigi dove dovrebbero arrivare nei prossimi giorni. Un «invito» tanto a sorpresa da spingere il presidente francese a precisare «non è un’offerta di esilio politico, quello che vogliamo è un Libano stabile». Stabile e libero dalle ingerenze delle potenze mediorient­ali. Quando ha dichiarato di voler lasciare l’incarico di governo, Hariri ha accusato l’Iran di avere un piano per «distrugger­e il mondo arabo» e ha detto di temere per la sua vita, il padre Rafik è stato massacrato da un’autobomba nel 2005. Parole — sostengono gli avversari politici e anche qualcuno dei suoi alleati — dettate dai principi sauditi: da sempre sponsor della famiglia Hariri, sarebbero delusi dalla debolezza di Saad, da quanto poco abbia agito contro Hezbollah, che dell’Iran è il braccio armato e politico in Libano. Il premier, come lo consideran­o ancora i libanesi, sarebbe diventato una pedina nello scontro tra la monarchia del Golfo e gli ayatollah di Teheran, tra i sunniti e gli sciiti.

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