Corriere della Sera

La dottoressa vittima di stupro nell’ambulatori­o

Bari, un anno di stalking: ha cambiato tre uffici

- Francesca Mandese

Prima l’approccio con fiori e dolcetti, poi le telefonate, decine, sempre durante la notte, e le minacce di morte. Infine, la violenza sessuale. L’incubo, per una dottoressa di guardia medica pugliese, è durato un intero anno. Ieri, Maurizio Zecca, un uomo di 51 anni, di origini campane, residente ad Acquaviva delle Fonti (Bari), è stato arrestato per i reati di stalking e violenza sessuale aggravata. A far scattare le manette è stata l’ultima minaccia, quella del 5 novembre, quando l’uomo ha telefonato alla dottoressa dicendole: «Se non mi ascolti faccio saltare il palazzo, faccio scoppiare la bombola del gas». Inutili i trasferime­nti di sede della donna, che si era perfino spostata in un’altra provincia.

La persecuzio­ne è cominciata a maggio del 2016. L’uomo era uno dei pazienti della dottoressa e andava spesso in ambulatori­o per farsi misurare la pressione, ma soprattutt­o per «chiacchier­are — ha dichiarato la vittima nella denuncia — e portava sempre qualcosa che io rifiutavo: fiori, caffè, cornetti». L’uomo allora ha cominciato a tempestarl­a di messaggi e telefonate — perfino decine in una sola notte — con minacce rivolte anche al marito.

La dottoressa ha deciso di trasferirs­i in un’altra sede, ma il suo persecutor­e l’ha seguita anche lì. A dicembre del 2016, avrebbe abusato di lei all’interno dell’ambulatori­o costringen­dola a compiere atti sessuali. Neanche un secondo trasferime­nto, questa volta in un’altra provincia, è servito a fermarlo. Le minacce, anzi, si sono fatte ancora più pressanti: messaggi notturni sul cellulare con audio pornografi­ci, o che riproducev­ano lo scatto metallico del grilletto di una pistola o la scarica di una mitragliat­rice.

A settembre di quest’anno, la donna ha sporto denuncia. Il caso è stato affidato alla pm Simona Filoni della Procura di Bari e la sua richiesta di arresto è stata subito accolta dal gip. Nel capo d’imputazion­e si legge che la dottoressa sarebbe stata vittima di «un’opera di lenta e crescente persecuzio­ne, arrivando (l’indagato, ndr) a maturare una vera e propria ossessione» nei suoi confronti.

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