«Le banche centrali ci hanno salvato»
Il Nobel Spence al Collegio Carlo Alberto: ora l’Europa esca dal limbo
«Non è abbastanza». A dispetto degli entusiasmi del governo e di Matteo Renzi, l’aumento del Pil — il più elevato dal 2011 — non riesce a scaldare Michael Spence, premio Nobel per l’Economia nel 2001, ospite martedì del Collegio Carlo Alberto nell’ambito di Vision Europe Summit, l’appuntamento sbarcato per la prima volta a Torino grazie alla Compagnia di San Paolo. Il Collegio è nato nel 2004 su iniziativa della Compagnia e dell’Università di Torino e si può considerare il fiore all’occhiello della formazione accademica economica finanziaria. Spence, docente di «Developing country growth» alla Bocconi si è confrontato con altri studiosi su «Globalizzazione: chi vince e chi perde».
Professore, l’Istat certifica un +0,5% nel terzo trimestre, +1,8% su anno. Siamo in ripresa?
«Non è abbastanza, cioè se si guarda al contesto generale, il Pil italiano è al di sotto del 2007. C’è bisogno di più crescita per colmare il
divario e creare occupazione rispetto a dieci anni fa». Quali settori secondo lei stanno rispondendo bene e quali no?
«Il settore bancario va male e credo che sia necessario un periodo di transizione verso l’hi-tech. La moda invece va bene, pure il design e anche alcune parti del settore finanziario le vedo solide, come ad esempio il private equity. Ci sono dei settori, ad esempio quello industriale, che danno soddisfazioni, penso in particolare alla tecnologia e ai treni alta velocità, molto importanti a livello globale. Vedo poi startup interessanti, anche se non stanno crescendo a dimensioni considerevoli, mentre la ricerca medica italiana sta producendo figure valide e bravi ricercatori. Sull’automotive non saprei, forse qui a Torino hanno idee migliori. Mi sembra un comparto altalenante. A livello globale presenta grandi opportunità, ma non so se la Cina o altri Paesi lo seguiranno».
Possiamo dire che il Qe di Draghi sia stata l’unica mossa politica dell’Europa negli ultimi anni?
«Le banche centrali sono state criticate da molti eppure ci hanno un po’ salvati, questo è certo».
Grecia, poi Brexit e ora la Catalogna. Eppure l’Europa sta crescendo. Nonostante i detrattori è più forte di quanto si creda. O no?
«Senza dubbio è un buon momento per l’Europa rispetto a 5-6 anni fa. La maggior parte delle persone concorda nel dire che si deve fare molto per completare il progetto europeo in maniera ragionevole e una valuta comune va bene».
Il lavoro «C’è bisogno di più crescita per creare occupazione e colmare il divario rispetto a dieci anni fa»