Negramaro, crisi alle spalle Il gruppo di Sangiorgi si era sciolto per qualche mese «Ci eravamo lasciati, siamo ripartiti con un abbraccio»
«Ci siamo sciolti. Solo per un paio di mesi. Questo album viene da quel buio, da un buco nero. Ma il presente è solare». Giuliano Sangiorgi, voce dei Negramaro usa metafore stellari. Siamo sui colli torinesi, planetario tecnologico con volta a effetto immersivo, ascolto delle canzoni del nuovo album «Amore che torni» (esce domani) mentre si viaggia virtualmente fra i pianeti.
Esce dalle metafore Andrea Mariano, l’anima elettronica della band. «Un pomeriggio ci siamo detti basta, anzi vaff... Quel momento di rottura è arrivato dopo un periodo in cui bastava una parola sbagliata per creare una tensione che ci stava facendo passare la voglia di fare musica assieme». A quel punto Giuliano prende un volo per New York. Sembra finita. «Era necessario non rimanere vicini. Un giorno sul ponte di Brooklyn mi sono sentito solo. Era stato da poco eletto Trump, i discorsi sul muro mi hanno fatto sentire la solitudine dell’immigrato. Pensavo che non saremmo tornati assieme. Sentivo l’horror vacui e credo che quel sentimento sia filtrato nei testi che ho scritto in quei due mesi di stacco. Alcuni li ho cancellati subito perché non volevo vederli». In molti passaggi le liriche possono essere riferite a una coppia ma anche a una band. Una crisi è una crisi da qualunque parte la si guardi… «In “New York e Nocciola” dico “dammi indietro le storie le vecchie canzoni, ti prego convincimi”. All’origine era convincili… Ho avuto paura», racconta Giuliano. Al ritorno dalla fuga americana sono bastate una canzone e una coincidenza per far scattare le lacrime e un abbraccio: Sangiorgi ha fatto sentire ad Andrea un brano (non è finito sul disco) che parlava di una bimba in arrivo senza sapere che il compagno di band sarebbe diventato papà. «Il fuoco si è riacceso subito e quello che avevamo passato ci ha dato una carica enorme», aggiunge Mariano.
Il suono di questo album aggiorna la formula di rock ed elettronica, con un occhio alla canzone d’autore, del gruppo salentino con una presenza più forte dei synth rispetto al passato.
Un album centrato che arriva da un momento sbilanciato. Il passato è passato. Ha lasciato i segni ma c’è già da guardare al futuro, al tour che li vedrà negli stadi dal 24 giugno. «Per il disco precedente siamo andati a suonare casa per casa nei palazzetti, incontrando 300 mila persone. Questa volta eravamo pronti per tornare negli stadi», dicono.
La pace e lo sguardo ottimista al futuro sono nella chiusura del disco. Nella coda di «Ci sto pensando da un po’», ballad sospesa e sognante fra piano e archi, c’è la voce della nipotina di Giuliano che recita e parla di «un nuovo inizio». Non c’era un piano B. «Ci siamo sempre pensati come una band. Da bambino ascoltavo “Rattle and Hum” degli U2 nella mia cameretta e mi attorniavo di pupazzi e sagome — racconta Giuliano —. Siamo l’ultima realtà ad arrivare dalle cantine. E dopo che abbiamo detto no per anni ai talent ci esibiremo a X Factor: i ragazzi di oggi vedono la musica che nasce in tv ed è giusto che sappiano che esistono storie diverse, come la nostra». Il recitato della piccola Maria Sole (presente anche nel primo singolo «Fino all’imbrunire») ricorda quello di «Le nuvole» di De André. «È un omaggio all’emozione che mi arrivò sentendo quella canzone che però aveva la voce di una vecchia. Mi fece cambiare idea sulla musica. Arrivavo da un periodo in cui ascoltavo e studiavo solo i chitarristi rock», ricorda Sangiorgi.
«Per uno come me» immagina il tragico momento in cui due immigrati stanno per naufragare e si giurano amore eterno. «A fronte di queste scene drammatiche vedo che va di moda il cinismo. In quell’istante non si possono fare discorsi tecnici o politici. Anche Salvini si butterebbe a salvarli. Ho paura che le famiglie musulmane vivano una vita orrenda per colpa dei nostri pregiudizi», spiega Giuliano. E rivendica il ruolo della musica come stimolo: «Credo che le canzoni debbano dire cose profonde con parole semplici. Non può bastare il “bella zio”».
La confessione «Amore che torna» è il nuovo album della band. A giugno il tour negli stadi