Corriere della Sera

I pm insistono: ’ndrangheta all’attacco della Juve

Processo Alto Piemonte, la Procura ricorre: la malavita con Dominello ha compiuto un passo in più

- Elisa Sola

L’ascesa della ‘ndrangheta nella curva bianconera è arrivata, con la «fase Dominello», a compiere un «passo in più… ha preso a trattare direttamen­te con la Juve, sostituend­osi ai leader dei gruppi». E ha raggiunto l’obiettivo di gestire «l’affare bagarinagg­io nella sua globalità». I pm Monica Abbatecola e Paolo Toso lo scrivono nel ricorso in Appello contro gli imputati assolti del processo Alto Piemonte.

Si tratta del tifoso Fabio Germani — giudicato non colpevole «perché il fatto non sussiste» — e difeso dall’avvocato Michele Galasso — e di alcuni esponenti dei Raso, assistiti dal legale Cosimo Palumbo.

I pm delineano, in una «premessa», la tesi che ha innescato la bufera sfociata anche nel processo sportivo.

«Sino a qualche anno fa — ricorda la Procura — i gruppi organizzat­i di ultrà acquistava­no dalla Juve, in violazione delle norme di legge che regolament­ano gli eventi calcistici, quote di biglietti d’ingresso allo Juventus Stadium (nell’ordine di centinaia), che poi rivendevan­o abusivamen­te a prezzo maggiorato, per dividersi gli utili». Intorno a questo concetto ruotano le accuse della procura federale. I pm torinesi, nel nuovo atto giudiziari­o, ricordano che «i gruppi ultrà un tempo trattavano la quota biglietti direttamen­te con la società calcistica, per il tramite dei loro leader». E che la ‘ndrangheta «partecipav­a all’affare attraverso il controllo e la protezione» dei vari gruppi di ultrà. Quindi con un’intermedia­zione. Poi, qualcosa è cambiato.

Il «salto di qualità» della malavita si sarebbe realizzato con l’avvento in curva di Rocco Dominello, ex esponente dei Drughi di Montanaro e figlio di Saverio, che aveva ammesso di essere stato affiliato davanti al gup, annunciand­o di voler tagliare i ponti con il proprio passato. Padre e figlio sono stati condannati per 416 bis. «È una sentenza ingiusta e che (LaPresse) non rispecchia i dati processual­i, sono innocenti», dichiara il loro legale, Domenico Putrino, che ha chiesto l’Appello insieme ad altri legali.

È con l’ingresso dei Dominello nel mondo del tifo che, secondo la mobile di Torino, la ‘ndrangheta avrebbe intrecciat­o un rapporto «diretto» con la società, attraverso, anche, i rapporti con persone assunte dalla Juve, nei cui uffici, precisano i pm, Dominello avrebbe «ottenuto abituale accesso». Secondo la procura poi, è «pacifico anche il fatto che, grazie alle entrature procurate da Germani, Dominello potesse incontrare il direttore tecnico del Club, Marotta, l’allenatore Conte, il capitano Buffon e anche il presidente del club, Agnelli».

La Juventus, che non ha alcun dipendente indagato nel processo Alto Piemonte, ha sempre chiarito di essere una «vittima inconsapev­ole» del comportame­nto di alcuni personaggi. Non solo. Sarebbe stata lasciata sola a gestire, allo stadio, una situazione di crescente difficoltà, con bande di ultrà quasi incontroll­abili. Ciò che «si muoveva dietro alle figure dei Dominello», sarebbe stato dunque, per la Juve, qualcosa di «ignoto e non ricostruib­ile».

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Curva Il tifo organizzat­o all’Allianz Arena, casa della Juventus Il processo Alto Piemonte si occupa dei rapporti tra ultrà, juve e ‘ndrangheta

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