Veronica, assegno revocato
Il verdetto d’appello: è economicamente autosufficiente Lui: i soldi? Non li prenderei in euro, ma in Am-lire
Silvio Berlusconi non dovrà versare più l’assegno divorzile da 1,4 milioni di euro al mese all’ex moglie Veronica Lario. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Milano. L’ex signora Berlusconi dovrà anche restituire quanto percepito a partire dal marzo del 2014: circa 46 milioni di euro.
Per la gran parte delle persone comuni poteva solo essere un sogno, ma ciò che per Veronica Lario era invece una realtà ora svanisce perché l’ex moglie di Silvio Berlusconi si vede revocare dai giudici in appello l’assegno faraonico da 1,4 milioni che ogni mese le doveva pagare il Cavaliere dopo il divorzio. La Lario, all’anagrafe Miriam Bartolini, dovrà anche restituire all’ex marito 46.345.600 milioni ricevuti indebitamente e rifondergli 44.250 euro di spese processuali.
L’ultimo atto di una lunga vicenda giudiziaria, dolorosa sul piano personale, che vede l’uno contro l’altra l’ex presidente del Consiglio e l’ex attrice, si chiude con la sentenza di appello che cancella l’assegno che era stato fissato il 22 giugno 2015 dal Tribunale di Monza dopo il divorzio sancito a marzo 2014. Una decisione clamorosa, che però non è una sorpresa dopo la sentenza depositata a maggio scorso nel divorzio tra Vittorio Grilli, l’ex ministro dell’Economia del governo Monti, e l’imprenditrice Lisa Lowenstein, quando la Cassazione disse che se il coniuge che richiede l’assegno di divorzio è economicamente indipendente e ha un’abitazione non ha diritto all’appannaggio perché esso diventerebbe un modo per arricchirsi alle spalle dell’altro.
Un argomento che era stato anticipato più di un anno prima dai difensori di Berlusconi, gli avvocati Pier Filippo Giuggioli e Valeria De Bellis, che ricorrendo in appello contro l’assegno divorzile avevano sostenuto che Miriam Bartolini aveva un patrimonio creatole dal marito di circa 300 milioni composto dagli immobili della sua società «Il Poggio», proprietaria di tre palazzi prestigiosi a Milano e di uno a Bologna, di residenze in Sardegna, Londra, New York e in Svizzera (intestata alla madre) oltre a 16 milioni liquidi, gioielli per decine di milioni ai quali vanno sommati i circa 100 milioni che Berlusconi le ha versato dalla separazione e dopo il divorzio. Il Cavaliere, infatti, era stato obbligato a pagare 3 milioni di euro al mese (poi ridotti a 2) per garantire alla moglie, come stabilisce la legge, durante la separazione un tenore di vita simile a quello che aveva quando era unita a uno degli uomini più ricchi d’Italia. Difesa dagli avvocati Maria Cristina Morelli e Maria Serena Cicarrese, Miriam Bartolini aveva ribadito la richiesta originaria di 3,6 milioni mensili sostenendo che il suo patrimonio non è così cospicuo, che «Il Poggio» è in perdita e che i gioielli «intende conservarli per lasciarli alle figlie e alla futura moglie del figlio». Aveva detto che aveva dovuto lasciare il lavoro di attrice per dedicarsi ai figli giovando così all’immagine pubblica e al successo del marito. I giudici della V sezione civile d’Appello (Maria Cristina Canziani, Pietro Caccialanza e Maria Grazia Domanico) nella sentenza scrivono che il patrimonio de «Il Poggio» è di 50 milioni e che per beneficiare dell’assegno è necessario che il coniuge economicamente più debole provi le sue «effettive necessità economiche», ma Veronica Lario (che potrà ricorrere in Cassazione) gode di un «benessere economico» sufficiente. «Questa vicenda con la madre dei miei tre figli mi ha sempre amareggiato e addolorato», commenta il Cavaliere a Porta a Porta. Non pare voglia rinunciare ai 46 milioni. Mentre ipotizza l’introduzione di una moneta interna a fianco di un euro da usare per le transazioni internazionali, assicura: «Li prenderei in AM-lire: l’euro mi sta troppo antipatico... Ha fatto danno».