Stella, la spia di Weinstein che sabotava attrici e giornali
Allenata da ex agenti del Mossad, era stata assoldata dal produttore
Anche le spie qualche volta dimenticano il copione. Così i primi sospetti attorno a Maja Lazarov, come si faceva chiamare, sono spuntati quando ha sbagliato il nome del presunto marito e quello della società per cui diceva di lavorare. Fino ad allora i manager canadesi della West Face — come rivela il Wall Street Journal — si erano fidati di quella consulente arrivata da Londra per offrire nuove opportunità di lavoro, che però affrontava i colloqui con metodi poco tradizionali come chiedere di sottoporsi al poligrafo, la macchina della verità. Sembrava un interrogatorio — racconta adesso chi ci è passato — pur accompagnato dai bicchieri di vino in ristoranti brillanti di stelle Michelin.
Il giornale posseduto da Rupert Murdoch ha ricostruito le operazioni della donna che lavora per l’agenzia privata israeliana Black Cube: dallo spionaggio commerciale (raccolta di informazioni sui rivali, anche per il colosso delle assicurazioni AmTrust) agli approcci finto solidali verso le attrici che accusano Harvey Weinstein di violenza e molestie sessuali. Tra cambi di parrucca e di nome — tante identità per altrettanti misteri — Stella Penn Pechanac ha avvicinato alla fine dell’anno scorso anche Ben Wallace, un reporter che stava indagando sul produttore hollywoodiano. «Si è presentata come Anna — spiega al quotidiano americano — e diceva di essere stata una ex amante di Weinstein che voleva vendicarsi». Un’interpretazione poco riuscita secondo Wallace: «Tutta quell’emotività non mi convinceva, ha fatto bene a diventare un’investigatrice». ● Il produttore Usa Harvey Weinstein, 65 anni
Perché Stella avrebbe voluto essere attrice, ha studiato recitazione a Tel Aviv dopo aver lasciato l’aviazione con il grado di tenente, ha interpretato piccoli ruoli in video musicali e ha posato per campagne pubblicitarie. Nel 1994 è arrivata in Israele dalla Bosnia durante la guerra e la storia della sua famiglia è avventurosa quanto il mestiere che si è scelta.
Yad Vashem li ha onorati con il titolo di Giusti perché aiutarono decine di ebrei di Sarajevo a fuggire con falsi documenti: il quartier generale della Gestapo stava davanti a casa loro, il nonno venne arrestato e mandato a morire in un campo di concentramento. Il riconoscimento del museo dell’Olocausto ha permesso ai Pechanac di immigrare, da musulmani si sono convertiti all’ebraismo.
La sua copertura nel caso Weinstein ha cominciato a sfaldarsi quando Ronan Farrow ha pubblicato sul New Yorker l’articolo che svelava i nomi delle società assoldate dagli avvocati del produttore per tallonare le accusatrici. L’attrice Rose McGowan ha riconosciuto nella descrizione quella attivista che ormai considerava un’amica e che le aveva offerto sessantamila dollari per diventare la testimonial Gli esordi Una giovanissima Stella Penn Pechanac, ex aviatrice e aspirante attrice prima di diventare spia, in una scena di un videoclip. Oggi ha 30 anni di una campagna a favore delle donne e dei loro diritti. Diana Filip era il suo nome di allora e «aveva un accento europeo».
Un dirigente della Black Cube si è scusato per l’operazione Weinstein: «In retrospettiva è una vergogna aver accettato l’incarico». Il produttore aveva chiesto indicazioni sull’agenzia a Ehud Barak, già leader del partito laburista, premier e ministro della Difesa israeliano. «Un anno fa ha mi ha detto di avere dei problemi di affari. Non conosco nessuno in quel gruppo, così gli ho solo passato le informazioni per mettersi in contatto», ha spiegato.
La Black Cube è stata fondata da Avi Yanus e Dan Zorella, ex ufficiali dell’intelligence militare israeliana, che hanno messo insieme «un gruppo selezionato di veterani specializzati in soluzioni su misura a problemi complessi», come si pubblicizzano. In sostanza infiltrazioni da 007 in contenziosi legali tra aziende, cause in tribunale dove l’informazione giusta può permettere di vincere (o non perdere) milioni di dollari. Nel 2014 un detective della Black Cube ha registrato in segreto un ingegnere della israeliana Caesarstone, durante una biciclettata tra «amici» contraddiceva la linea di difesa della società: una chiacchierata che può costare 53 milioni di dollari.
@dafrattini