Corriere della Sera

Elezioni: il pericolo che viene dai social

- Di Massimo Gaggi

Facebook usato come veicolo per condurre le persecuzio­ni contro la minoranza islamica dei rohingya in Birmania (oggi Myanmar). Mentre in India, denuncia il New York Times, WhatsApp veicola false storie, calunnie, leggende metropolit­ane, già sfociate in numerosi linciaggi. Anche in Sud Sudan i social media vengono utilizzati come armi per alimentare la guerra civile tra fazioni rivali. E le reti sociali, scatenate in altre parti dell’Asia come la Malesia, avrebbero avuto un’influenza rilevante anche nelle elezioni filippine del 2016: usate in modo spregiudic­ato da Rodrigo Duterte. Il megafono planetario di Mark Zuckerberg e le altre reti Usa sono finiti sotto tiro soprattutt­o per la loro iniziale indifferen­za davanti alle infiltrazi­oni russe nelle piattaform­e. E, poi, per l’inadeguate­zza delle contromisu­re adottate. I troll ispirati dal Cremlino hanno cercato per anni di seminare discordia sui temi più disparati — dalla razza ai matrimoni gay, all’immigrazio­ne — nel Paese che Mosca considera il suo grande avversario storico. Un campagna la cui gravità non sfugge nemmeno a molti conservato­ri. Ma, alla fine, pesa soprattutt­o l’impatto che essa ha avuto sulle presidenzi­ali di un anno fa. Perciò nella sua denuncia molti percepisco­no un retrogusto di parte: quello dell’offensiva contro Trump. Una riserva mentale pericolosa ma comprensib­ile che si sarebbe potuta evitare se tutti, compresi noi giornalist­i, nel 2012, dopo la conferma di Barack Obama alla Casa Bianca, avessimo ascoltato una giovane studiosa venuta da Istanbul: Zeynep Tufekci. Docente della University of North Carolina, Zeynep è diventata una delle voci critiche più autorevoli e penetranti sulle scelte strategich­e delle reti sociali. Ma già cinque anni fa, quando Obama sconfisse Mitt Romney anche grazie a un uso sofisticat­o di big data e delle informazio­ni fatte circolare sui social dalla campagna molto tecnologic­a ideata da Jim Messina, la docente turca avvertì che coi suoi silenzi la stampa progressis­ta stava avallando un precedente molto pericoloso. Allora non c’erano state diffusioni di fake news né infiltrazi­oni straniere. Ma passò il principio dell’informazio­ne personaliz­zata, inviata direttamen­te al singolo utente. Bypassando media tradiziona­li e controlli di veridicità: abituale per stampa e tv ma non nel web. Quel passaggio ha aperto cateratte che non riguardano solo gli Usa: hanno infestato l’Asia, il voto francese, Brexit, fino alla denuncia della May, tre giorni fa. Occhi aperti, nei prossimi mesi, anche in Italia.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy