Il killer di Norma: «L’ho uccisa perché voleva un bacio»
Sottopasso di Roma, preso un clochard italiano «Facevamo sesso poi l’ho colpita in testa»
Solo una cosa chiedeva Norma: essere baciata. Solo una cosa spaventava Aldobrando, detto «il Mostro»: essere baciato.
Chi pensava che la morte di Norma Maria Moreira Da Silva in uno squallido cunicolo del centro fosse solo un fattaccio fra clochard sarà deluso. I risvolti dell’inchiesta affidata al pm Silvia Santucci svelano un mondo di tenerezze e abusi, arrendevolezza e paura non facilmente immaginabile.
Per cominciare, il movente dell’omicidio: come si legge nel decreto di fermo emesso nei confronti di Aldobrando Papi, il romano di cinquantacinque anni che avrebbe ammesso le proprie responsabilità, Norma è stata uccisa con l’aggravante dei futili motivi. Colpita da Papi perché «pretendeva di baciarlo» durante l’approccio: «Abbiamo cominciato a fare sesso — si legge nel provvedimento — e lei che era ubriaca mi ha baciato e a me questa cosa mi ha infastidito per cui ho iniziato a colpirla con violenza sulla testa tanto che è cominciato a uscire sangue e poi è caduta a terra».
Quella sera la donna — uno stupro subito un anno fa e sfociato in tre arresti e altrettante condanne — sperava di fare l’amore. Tenerezze, non automatismi. Con «il Mostro», com’era soprannominato Papi, c’era affetto: poteva funzionare. I due si conoscevano da un paio d’anni. Dettagli affiorati anche grazie alle testimonianze dei senzatetto ascoltati.
E infatti dopo aver sentito Alberto, Ana Milena, Lekbir, Mohamed e altri, gli investigatori della Mobile hanno potuto ricostruire cos’è accaduto veramente il 13 novembre scorso.
Quella sera Norma e Aldobrando sono assieme. Anche lui ha un’esistenza borderline, vive nei pressi del Palazzetto dello Sport. Si accomodano sui gradini del cunicolo che corre sotto Porta Pia quasi fosse un tinello. Poi, lentamente, si avvicinano: «Dopo essersi seduti sulle scale — si legge nel decreto — la donna iniziava a bere chiedendogli di fare l’amore e a spogliarsi».
Lei tenta di baciarlo. Lui, Papi, non è d’accordo perché è convinto che Norma «è malata» e nasce una lite. Ed è qui che accade l’imprevedibile. La donna si sente respinta, forse lo insulta, certo gli afferra i capelli strattonandolo. Papi lo riferisce durante l’interrogatorio. Sta di fatto che la colpisce. Lei sanguina e cade. Lui la vede rotolare e scappa, corre a rifugiarsi al Palazzetto dello Sport dove, fra l’altro, si libera dei vestiti. Probabilmente ci sono tracce di sangue, e dunque è bene farli sparire.
È una via di fuga che dura poco. Gli agenti lo cercano e lo troveranno ore dopo nei pressi della Stazione Tiburtina. Lo interrogano. E viene fuori quel bacio.