Il liceo, la «cricca» e le famiglie divise
Roma, le polemiche per il video di sesso e le bombe carta
Dalla festa con alcol e droghe, al video di sesso postato in chat fino alle bombe carta in cortile: il caos al liceo Virgilio di Roma provoca reazioni. Sono sempre di più le famiglie che chiedono il trasferimento dei figli in altri istituti. E i genitori si dividono sulla «cricca» che tiene in pugno l’istituto.
L’idea rimbalza nelle email tra genitori, bollettino quotidiano che tracima sui social. Le famiglie sono in ansia per la sequenza di segnali preoccupanti condensati nei primi due mesi di scuola: dalla festa con alcol e droghe durante l’occupazione al video di sesso postato in chat, fino alle bombe carta esplose in cortile con successivo innesco del sistema antincendio. Se al Virgilio la situazione non dovesse normalizzarsi, alcuni pensano di trasferire i figli in altri istituti.
Diverse «uscite» ci sono già state in alcune classi e la notizia al liceo di via Giulia non è certo un mistero. Ma le richieste di nullaosta continuano ad arrivare in segreteria, perché ci sono genitori che hanno paura e altri che temono l’influsso malsano di un ambiente invelenito dall’alto tasso di conflittualità: tra preside e collettivo studentesco, minoranza di giovani capipopolo e «maggioranza silenziosa», padri ex «virgilioti» accusati dai più intransigenti di coprire i ragazzi minimizzando l’accaduto.
Dopo che la dirigente, Carla Alfano, ha descritto un «clima mafioso e intimidatorio da parte di un gruppetto di studenti spalleggiati dai genitori», il collettivo tace. In attesa di riunirsi per decidere come rispondere, l’unico pensiero pubblicato su Facebook è quello (anonimo) di un’insegnante: «Non è vero che ci sono molti figli di papà; tanti sono figli di badanti e di colf; la maggior parte di loro proviene dalla piccola e media borghesia, come accade nel resto delle scuole di Roma. Perché da cinque anni a questa parte c’è una campagna denigratoria sui giornali contro il Virgilio? Cui prodest?». Il rappresentante d’istituto, Emanuele Tirello, tiene il punto: «La preside ha usato parole forti. Dobbiamo riflettere, presto comunicheremo le nostre intenzioni».
Ieri la dirigente ha ricevuto il sostegno di altri licei — ha anche parlato di nuovo con i carabinieri — e di una parte dei genitori del Virgilio, «amareggiati da quanto sta accadendo e dalle ripercussioni che i gravi fatti avvenuti ultimamente (e che assurgono a vere e proprie intimidazioni) causano alla scuola». Nella lettera di solidarietà si ribadisce quanto emerso negli sfoghi di questi giorni: «La grande maggioranza degli studenti, quella che non osa esporsi per timore di “rappresaglie”, vorrebbe solamente portare a termine gli studi senza doversi preoccupare di fattori esterni che mettono a rischio l’anno scolastico o di veri e propri atti di guerriglia, qualificati superficialmente da qualcuno come “goliardia”». Ma la conferma che a gestire la massa sia una «minoranza molto influente» arriva anche dai ragazzi: «Sono in pochi a decidere — racconta Michele, 18enne al quarto anno del classico — . Al primo pretesto per occupare ci si incontra in un luogo prestabilito e si decidono le modalità. Partecipa almeno la metà degli studenti». Se non fosse che un coetaneo, che si rifiuta di dare nome e cognome temendo di giocarsi la media alla maturità, offre un’altra versione: «Non è vero che siamo ostaggio di capetti prepotenti figli della Roma bene. Quando ho letto le parole della preside non riuscivo a crederci: accostarci a dei mafiosi... Ho l’impressione che sia mal consigliata».
Le diverse correnti d’opinione si riproducono nei commenti dei genitori su Facebook: da una parte chi punta il dito contro «gli adulti che giustificano i figli, si sostituiscono a loro tra i banchi e le barricate»; dall’altra chi si dissocia dall’immagine dei pochi facinorosi al potere, difendendo la qualità dell’offerta didattica e la passione dei docenti.
La lettera La dirigente ha ricevuto il sostegno anche di altre scuole e ieri ha parlato con i carabinieri