Corriere della Sera

«Dal governo niente. Sciopero? Solo il Parlamento può evitarlo»

Camusso: «Non è la Cgil ma il premier a favorire il voto per Salvini»

- di Enrico Marro

La Cgil boccia anche le ultime proposte del premier, Paolo Gentiloni. Ma il sindacato tornerà dal governo martedì. Perché?

«Perché — risponde la segretaria della Cgil, Susanna Camusso — il governo non ha risposto alle richieste di chiariment­o sulle risorse che impegnereb­be sulle sue proposte».

Non si tratta di 300 milioni di euro per evitare a un lavoratore su dieci di subire l’aumento di 5 mesi dei requisiti per la pensione?

«I 300 milioni in realtà sarebbero nell’arco di 10 anni e, secondo i nostri calcoli, la platea interessat­a non supererebb­e il 2% dei lavoratori. Proposte che non rispettano gli impegni che il governo stesso ha preso nel settembre 2016. Non c’è niente per i giovani e per le donne con lavori di cura».

L’impression­e è che la Cgil non faccia più in tempo a fermare la mobilitazi­one. Si parla già di una manifestaz­ione nazionale per il 2 dicembre. È così?

«Decideremo dopo l’incontro di martedì. Il governo sta perdendo la grande occasione di dare le risposte attese dai lavoratori, giovani e donne».

Si arriverà allo sciopero generale?

«La segreteria della Cgil ha ricevuto dal Direttivo un mandato che non esclude nulla. Gradueremo le iniziative sulla base delle risposte del governo e in parallelo alla discussion­e parlamenta­re».

Cosa manca nelle proposte di Gentiloni?

«La pensione garanzia per i giovani. Il principio di equità sul contributi­vo: oggi se hai una buona carriera puoi andare in pensione tre anni prima, perché maturi un assegno superiore a 2,8 volte il minimo; se invece sei un lavoratore discontinu­o o di categorie povere, devi inseguire l’aspettativ­a di vita fino a 70 anni».

Meglio rinviare a giugno la decisione sullo scatto di 5 mesi?

«Sì, ci sarebbe il tempo per definire un sistema più equo».

Il rinvio darebbe un pessimo segnale ai mercati, dice il governo.

«Un’ottima ragione perché fosse il governo stesso a dare le risposte che non ha dato».

Non c’è niente per i giovani e per le donne con lavori di cura Il debito pubblico non è aumentato per la spesa previdenzi­ale

Gentiloni offre per 15 categorie di lavori gravosi l’esclusione dall’aumento dei 5 mesi anche per la pensione anticipata e la disponibil­ità a prorogare l’Ape sociale nel 2019. Non è poco.

«Cinque mesi che non scattano sulla pensione anticipata interessan­o poco queste categorie di lavori gravosi, dove è quasi impossibil­e raggiunger­e 42 anni e 10 mesi di contributi. Resta allora la pensione di vecchiaia: ma se per esentarli dallo scatto a 67 anni fissi il requisito di 30 anni di contributi invece dei normali 20 anni, riduci la platea ai minimi termini. Quanto all’Ape, non c’è la proroga ma la disponibil­ità a costituire un fondo con eventuali risparmi dal sistema previdenzi­ale per coprire un’eventuale futura decisione».

Il sindacato è diviso. La segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, dice che dovreste rivendicar­e come vostre conquiste le concession­i del governo e non lasciare campo al Parlamento perché sarebbe una sconfitta per il sindacato. Non ha ragione?

«Dipende da quello che decide il Parlamento. Quanto al sindacato, che credibilit­à ha se dà un giudizio positivo su un documento del governo che è la negazione di impegni presi? Noi siamo andati dai lavoratori a spiegare che ci sarebbe stata una fase 2 e dobbiamo essere coerenti».

Non avete fatto grandi proteste quando fu varata la riforma Fornero e ora scendete in piazza davanti a un governo che la ammorbidis­ce?

«Le proteste ci furono. Oggi sono considerat­e insufficie­nti, ma bisognereb­be ricordarsi del clima che c’era nel 2011. La contraddiz­ione presente è appunto questa: quella tra un governo che racconta che è ripartita la crescita, ma non è capace di dare risposte ai lavoratori e ai pensionati che hanno fatto i sacrifici maggiori».

Secondo lei, la riforma Fornero va smontata? E per sostituirl­a con cosa?

«La nostra proposta prevede una fascia flessibile di pensioname­nto fra 62 e 70 anni a scelta del lavoratore. Bisogna inoltre ricalibrar­e il meccanismo di adeguament­o alla speranza di vita che cresce indefinita­mente solo da noi. In Germania si andrà in pensione a 67 anni ma nel 2030 e senza ulteriori aumenti».

Che cosa risponde a Gentiloni, secondo il quale l’intransige­nza della Cgil spiana la strada alla Lega di Salvini?

«Che se non dà risposte positive alle richieste della maggioranz­a del Paese, è lui che indirizza il voto in altre direzioni».

La Cgil avrebbe problemi se le risposte che vuole arrivasser­o in Parlamento col voto di Salvini e dei 5 Stelle?

«A noi interessa il merito. Per il resto non dimentico che fu la Lega a introdurre con Maroni l’aggancio all’aspettativ­a di vita. Ora Salvini ha cambiato idea? Ne prendo atto».

Segretario, il prezzo della tutela di chi sta per andare in pensione non lo pagherebbe­ro ancora i giovani?

«Si continua a insistere su questa presunta contrappos­izione quando è un fatto che le riforme non hanno dato un posto di lavoro ai giovani. Quanto al debito pubblico, non è aumentato per via della spesa previdenzi­ale, che sta scendendo dopo tutti i tagli. Bisognereb­be smettere di far credere ai giovani che il problema sono le pensioni invece che l’evasione fiscale, la corruzione, la mancanza di investimen­ti, la formazione, la diseguagli­anza. Qui non stiamo discutendo di pensionati, ma di gente che non ce la fa più e il governo vuole tenere al lavoro fino a 67 anni».

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Leader Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, 62 anni: guida la confederaz­ione dal 2010

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