I Giochi 2026 a Torino Chiamparino approva l’idea
Sogna anche lui nuove Olimpiadi invernali a Torino, Sergio Chiamparino: «Le ho fatte nel 2006 e le ricadute sono state estremamente positive. Non posso che appoggiare l’idea di replicarle nel 2026. Ma aspetto che la proposta sia più articolata». Smentendo «amaramente» la nota mattutina del M5S che negava l’esistenza di «un fascicolo olimpiadi». L’ex sindaco a cinque cerchi, ora presidente del Piemonte, si aggrega infatti alla prima cittadina a cinque stelle, Chiara Appendino. La città, ha detto la sindaca, lavora per presentare una candidatura. Regista dell’operazione è Roberto Finardi, assessore allo Sport e consulente Coni, che ieri ha confermato: «L’idea è nata dai sindaci dei comuni montani già coinvolti nei Giochi del 2006. E ne abbiamo parlato anche con il governatore. Ma evitiamo polemiche: non si possono paragonare i costi di un’edizione invernale con le Olimpiadi estive. E comunque questa idea non è certo una delle priorità di questa giunta». Parole che affrontano un tema che già scalda i 5 Stelle torinesi. «Faremo una nostra proposta, è vero. Ma sarà diversa dal solito», ammette un esponente di primo piano del M5S. Insomma, una sorta di «Olimpiade grillina». La prima cittadina, per ora, prende tempo. Il tema Olimpiadi è tabù per i pentastellati. Ieri Viviana Ferrero, consigliera comunale dell’ala dura e pura, è stata tranchant: «Neanche nei miei peggiori incubi». Appendino non può permettersi spaccature. E così fa sapere con tweet che «non esiste alcun dossier di candidatura» e che le priorità ora sono «gli equilibri di bilancio e salvare la Gtt (trasporti)».
Ma per sapere quante possibilità ha il sogno di un ritorno delle Olimpiadi a Torino bisognerà aspettare l’ultima neve di primavera. A marzo Giovanni Malagò, presidente del Coni, è atteso in città. E poi ci saranno le elezioni, e toccherà al nuovo governo stabilire se sostenere una candidatura italiana per il 2026. La decisione verrà presa a settembre 2019, nella sessione olimpica del Cio a Milano. Il Paese che ospita l’assemblea di solito non può presentare candidature. Ma le cose potrebbero cambiare. Al momento le ipotesi avanzate (da Sion a Calgary) non convincono. Così il Cio potrebbe decidere che non sia più il caso di escludere le candidate italiane.