«Parlare degli studenti come fossero criminali è una diffamazione»
Giuseppe Caldarola, ex direttore dell’Unità ed ex parlamentare pd, ammette di seguire «con angoscia» le vicende del Virgilio. Il giornalista, padre di un 15enne che frequenta lo storico liceo di via Giulia, si dice «sbalordito» dai riferimenti della preside al «clima mafioso» nella scuola.
La descrizione della maggioranza ostaggio di pochi prepotenti le sembra lunare?
«Accetto il racconto, ma critico il linguaggio. Se si utilizzano parole che evocano la malavita si rischia di diffamare un’intera scuola, neanche fossero tutti figli del signor Spada o nipoti dei boss della banda della Magliana».
La preside ha esagerato?
«Di sicuro al Virgilio c’è qualcosa che non va, ma parlare di mafia equivale a diffondere una notizia criminis sulla quale i magistrati dovranno aprire un fascicolo. Da mio figlio non ho avuto alcun riscontro, tantomeno dagli insegnanti. Se la situazione era così grave, perché nessuno ci ha informato?».
Alla festa organizzata durante l’occupazione giravano alcol e droghe anche tra i minorenni: non la preoccupa?
«La droga esiste in tutte le scuole d’Italia, ormai si spaccia anche alle medie. Il punto è che è mancata la richiesta di collaborazione: invece di ingaggiare un braccio di ferro con i genitori della Roma bene, la preside avrebbe dovuto chiamarci tutti».
Possibile che la gestione del dissenso sia in mano a un gruppetto di facinorosi?
«Il fantomatico collettivo ha preso la guida di un movimento che non c’è. Escano allo scoperto, dicano se sono stati votati democraticamente e ci mettano la faccia: il consenso non si costruisce sull’imposizione».
Per la dirigente Alfano quanto è accaduto nelle ultime settimane ha del «delinquenziale».
«Non credo che al Virgilio esistano fenomeni di questo tipo, ma il bullismo sì. La storia del video è orribile, alla ragazza e alla sua famiglia va tutta la mia solidarietà».
È vero che alcuni genitori, forse un po’ nostalgici delle loro battaglie, incoraggiano le occupazioni dei figli?
«Chi si mette in piazza con lo stesso linguaggio dei ragazzi non è autorevole. Pensano che siano tutti Mario Capanna? Mi ricordano quei padri che incitano i figli a giocare a calcio sperando che diventino il nuovo Francesco Totti».
Il genitore-amico è diseducativo?
«Il genitore deve fare il genitore, senza rimpianti per quando portava i capelli lunghi e manifestava per le sue battaglie. Servono comprensione, serenità e autorevolezza: la responsabilità del plauso e del rimprovero».
Il rischio è quello di sostituirsi ai ragazzi, di vivere le loro vite in una difesa a oltranza che non giova alla loro crescita?
Il fantomatico collettivo guida un movimento che non c’è. Escano allo scoperto, ci mettano la faccia
«I figli devono scegliere in modo consapevole per cosa protestare, devono avere i loro motivi. E imparare ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte».