Hariri «liberato» da Macron: «Mercoledì torno a Beirut»
Il premier dimissionario in patria per la festa nazionale. La Francia: riuniamo il gruppo per sostenerlo
«La Francia ha mostrato ancora una volta la grandeur del suo ruolo nel mondo nella regione mediorientale. Ha provato il suo attaccamento al Libano e alla sua stabilità», dice il primo ministro libanese Saad Hariri nella corte dell’Eliseo, dopo il «pranzo amichevole» con i Macron. L’obiettivo del presidente francese è raggiunto, lo sforzo diplomatico da mediatore è coronato dal successo. Meno chiaro è il futuro di Hariri, che comunque grazie all’intervento francese sarà di nuovo a Beirut mercoledì 22 novembre, giorno della festa nazionale libanese.
Hariri è arrivato ieri mattina con il suo aereo privato da Riad, dove era trattenuto da due settimane. Il suo soggiorno nella capitale dell’Arabia saudita è stato oggetto di infinite speculazioni, il presidente libanese Michel Aoun lo ha definito «ostaggio» del principe saudita Mohamed Ben Salman. A Riad, Hariri è stato costretto a rassegnare le dimissioni da primo ministro del Libano, denunciando le manovre dell’Iran che tramite il suo alleato sciita Hezbollah sta esercitando un ruolo crescente all’interno del governo libanese. Il presidente Aoun non ha accettato le dimissioni perché secondo la Costituzione devono essere presentate per iscritto, di fronte al Parlamento libanese.
In questo stallo si è inserito Macron, che il 9 novembre, approfittando della sua presenza nella regione per l’inaugurazione del Louvre Abu Dhabi, ha fatto una visita sorpresa a Riad per incontrare il principe Salman. Con il suo accordo, Macron ha invitato Hariri a Parigi. Il principe non avrebbe potuto accettare un ritorno diretto di Hariri a Beirut, che avrebbe sancito il fallimento della sua operazione di opposizione a Hezbollah e all’Iran.
L’Eliseo sottolinea che «Il Libano ha bisogno di uno Stato forte per fare vivere il suo modello di coesistenza comunitaria, ed è essenziale proteggere il Libano dalle crisi regionali». Più concretamente, a Parigi potrebbe presto riunirsi il gruppo di sostegno al Libano che comprende Usa, Onu, Unione Europea e le potenze regionali. L’attivismo di Mohamed Ben Salman, ormai protagonista mediatico tanto da essersi guadagnato la sigla «MBS», registra uno stop. Il sostegno a Hariri da parte del mondo politico e della società libanese, e della Francia, fa sì che il primo ministro sia in grado di tornare a Beirut. Ma la crisi non è ancora risolta.