Corriere della Sera

Ora è effetto Weinstein a Washington E Clinton agita i democratic­i

- di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

La senatrice democratic­a Kirsten Gillibrand chiama in causa anche Bill Clinton: «Si sarebbe dovuto dimettere per il caso di Monica Lewinsky». Risultato: corto circuito politico tra i progressis­ti che si sovrappone a quello dei repubblica­ni.

A ciascuno il suo. Per il campo democratic­o ecco il senatore del Minnesota Al Franken, ex attore satirico, scrittore, voce liberal del Congresso, autore di una recente autobiogra­fia non proprio all’insegna dell’understate­ment: «Un gigante al Senato». La modella e conduttric­e televisiva Leeann Tweeden lo accusa di molestie sessuali. Eloquente la foto che ritrae Franken mentre finge di toccare il seno a Leeann, addormenta­ta sull’aereo di ritorno da uno spettacolo per le truppe americane in Kuwait. È un’immagine ripresa nel 2006.

Dall’altra parte c’è il candidato governator­e dell’Alabama, l’iper conservato­re Roy Moore, che deve fronteggia­re una serie di pesanti denunce. Tra le altre quella di Beverly Young Nelson: Moore mi è saltato addosso quando avevo 16 anni. La vicenda risale al 1978.

Fino a pochi giorni fa la discussion­e politica sembrava, almeno per una volta, lineare. I leader repubblica­ni del Congresso chiedevano a Moore di ritirarsi dalla gara elettorale; i democratic­i spingevano Franken come minimo a scusarsi pubblicame­nte.

Ma ieri l’uscita di Gillibrand ha aperto un altro fronte polemico. Le sue parole su Clinton hanno suscitato la rabbiosa reazione del clan di Hillary e dell’ex presidente, affidata a uno dei più antichi consiglier­i, Philippe Reines, che ha twittato: «Il Senato votò per tenere Clinton alla Casa Bianca. E tu ritiri fuori questa storia, dopo che per vent’anni hai beneficiat­o dell’appoggio, dei soldi e anche del seggio senatorial­e dei Clinton? Ipocrita». Gillibrand, 50 anni, è subentrata a Hillary come senatrice dello Stato di New York nel 2009. Poi fu rieletta nel 2012. Il suo mandato scade il prossimo anno, con il voto di mid-term.

Il problema è che in questa fase non sembra esserci spazio per riflession­i più profonde, anche di autocritic­a, se necessario. Fox News, la tv di Rupert Murdoch che sostiene con spirito militante Donald Trump, ha trasformat­o la consideraz­ione di Gillibrand in un tormentone, la base di una nuova campagna contro i Clinton e i democratic­i.

In più, naturalmen­te, ci sono i tweet del presidente. Giovedì scorso, Trump è riuscito a censurare il comportame­nto di Franken, soprannomi­nato «Frankestei­n», cioè Franken più Weinstein, senza mai nominare Moore. E soprattutt­o dimentican­do che lui stesso è stato accusato di essere un molestator­e seriale.

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