Corriere della Sera

«Non è tempo di distinguer­e Tutti i poveri vanno amati»

- Di padre Enzo Fortunato

Nella vita del figlio di Pietro di Bernardone e donna Pica c’è un fermo immagine che segna un prima e un dopo: l’incontro con il lebbroso. Un momento descritto con particolar­e intensità nel Testamento di San Francesco. Sono appena tornato da uno di questi «lazzaretti» con 238 persone affette dal morbo di Hansen nel Nord del Vietnam, curate dai nostri frati francescan­i. Persone a cui la lebbra ha sfigurato volto e anima. Mi son chiesto chi stia perdendo l’umanità, se noi o loro. Forse, papa Bergoglio nell’introdurre la Giornata mondiale dei poveri vuole dirci che siamo noi a perdere l’umanità quando non ci prendiamo cura dell’altro. Ecco perché nel cuore del Messaggio per l’indizione di questa giornata pone il fermo immagine della vita del Santo di Assisi. Oltre al gesto di san Francesco, il Papa sottolinea il verbo agere: amare con i fatti che diventa per i credenti la cartina di tornasole della propria credibilit­à. Aveva ragione Paolo VI quando sottolinea­va che il mondo non crede ai maestri, se vi crede è perché sono dei testimoni. L’invito è ad agire verso tutti e verso tutto. Non è il tempo della classifica­zione dei poveri, prima quelli di casa nostra e poi gli altri, dando vita a forme subdole di razzismo. L’amore cristiano per sua natura è inclusivo.

Infine, l’istituzion­e della giornata segna questo pontificat­o dando al calendario della Chiesa un «nuovo incipit». Non quello di Cristo Re dell’universo, ma quello di Cristo povero.

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