I FORSE UN’ARTE NON UNO SPORT OLIMPICO
VIDEOGAME?
Totò Riina è morto e la cosa mi lascia nella più assoluta indifferenza. Mi ha invece colpito la sfacciataggine dei mafiosi che a centinaia hanno scritto messaggi sui social network dichiarando il proprio cordoglio e tessendo le lodi di quel delinquente che hanno definito «un grande uomo». Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere»
Caro Aldo
pochi giorni fa il Cio ha di fatto aperto le porte per fare diventare disciplina olimpica i videogame. Questo perché negli ultimi anni i giochi digitali stanno raggiungendo uno sviluppo molto importante. Lei che ne pensa?
Caro Fabio Giacomo,
SPieve Porto Morone (Pv)
ono contrario ai Videogiochi Olimpici. Il motto dell’Olimpiade è citius, altius, fortius: più veloce, più in alto, più forte. In cosa questo motto sarebbe rispettato dai videogame? In cosa migliorano l’uomo e lo portano vicino se non oltre i suoi limiti?
L’argomento va maneggiato con molta cura. I videogamer sono ancora più agguerriti di animalisti, vegani e neoborbonici, le categorie più potenti e temute del web. Ne ho avuto prova qualche anno fa, quando — turbato dalle ore che i ragazzini passavano curvi su smartphone e tablet — scrissi su Io donna un’innocente rubrica per dire che i marzianetti ci stavano portando via i figli. In pochi minuti sono arrivati 400 commenti. Cinque erano mamme preoccupate come me per i loro figli. Altri cinque erano videgamer che mi auguravano di morire tra atroci tormenti, spiegando che i marzianetti dei miei tempi sono estinti e oggi i videogiochi sono interattivi, creativi, servono a stare insieme con gli amici e a farsene di nuovi. Gli altri 390 si limitavano a maledirmi senza aggiungere spiegazioni. Impressionante il livore degli insulti, l’aggressività del linguaggio. Erano quasi tutti uomini. Nessuno aveva letto Io donna; avevano letto il post che qualche guardiano dei videogame aveva messo in Rete. Molti firmavano con il nome del personaggio del videogioco preferito, qualcuno aveva sul profilo la foto del personaggio del videogioco preferito. Impressionante. Avessi criticato la Juve o la Roma, la Pellegrini o Paltrinieri non sarebbe successo tanto. Anche per questo preferisco tenermi gli sport olimpici tradizionali.
Mi rendo conto però che dietro i videogame c’è una cultura. Non a caso esordiranno nel programma olimpico in Giappone, dove coltivano quest’arte che mescola letteratura, grafica, design, mitologia. Che accende passioni. E le passioni vanno rispettate, o almeno condonate. Purché lascino tempo alla vita e alle relazioni sociali, non mediate da marzianetti o nuovi mostri.