«Un socio francese più forte per Creval» Selvetti: via gli Npl
Il direttore generale: porte aperte a nuovi azionisti
Segnatevi questo nome: Denis Dumont. In Italia non è molto conosciuto. In Francia invece è un importante e ricchissimo imprenditore dell’agroalimentare, ha sviluppato una catena di 180 mercati rionali dove vende frutta, verdura e cibo fresco. Ora sta tentando lo sbarco anche in Italia. Intanto ha già messo un piede — uno scarpone da montagna — dentro l’azionariato del Credito Valtellinese: a fine maggio un primo 3%, in giugno il raddoppio. Adesso con il 6,5% detenuto nella sua Dgfd Sa è il primo — e unico — grande socio della ex popolare presieduta da Miro Fiordi (l’erede del nume tutelare Giovanni De Censi) e guidata dal 2006 dal direttore generale Mauro Selvetti. In questi giorni Dumont sta perdendo parecchio, insieme con il mercato. Ma potrebbe essere lui uno dei punti di riferimento del maxi-aumento di capitale da 700 milioni di euro che l’istituto ha annunciato pochi giorni fa, provocando un tracollo del titolo, -60% con una capitalizzazione scesa sotto quota 100 milioni.
«Questo aumento restituirà un azionariato con nuovi padroni. E nessuno può escludere che non sia un solo padrone», spiega Selvetti. «Dumont l’ho incontrato nelle scorse settimane, ci siamo conosciuti, abbiamo chiacchierato un po’». Ma che se ne fa di una banca in Valtellina? «Evidentemente vede delle opportunità». Non è chiaro se per sé o per altri soggetti, però; sul mercato si dice che sia la testa di ponte di una banca francese: «Chi lo sa? Io sto ai fatti», si schermisce Selvetti, «c’è una società che ha il 6,5%». Gli chiederete di sottoscrivere? «Se verrà in assemblea...».
Intanto il mercato ha sofferto: «Che ci sarebbe stata una reazione ce l’aspettavamo, visto che gli analisti stimavano un aumento da 500 milioni. Ma da lunedì comincerà a distinguere tra noi e Carige. Quello che conta però non è la dimensione ma la strategia: non è un’operazione per vivacchiare ma per cambiare storia. Si pulisce il bilancio dagli Npl, si rientra nei parametri da best in class — passando da 4,1 a 1,7 miliardi di crediti deteriorati, con sofferenze coperte all’80% e un rapporto Npl/ impieghi al 10,6% lordo e a poco più del 5% netto — e si libera la