Corriere della Sera

Alla divulgazio­ne scientific­a servono anche le fiabe

- Di Paolo Virtuani

nel dialogo tra Walter Veltroni, Claudio Bisio e Massimo Gramellini. Tanti i nomi di autori internazio­nali, come la spagnola Clara Sánchez che converserà su Quello che le donne (non) dicono (Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci); o Daniel Pennac che incontrerà i suoi lettori al Piccolo Teatro Strehler con un reading teatrale, Il caso Malaussène. Mi hanno mentito. Tra i molti autori bestseller presenti, Matteo Strukul, Paula Hawkins Antonio Manzini e Mauro Corona.

Gli omaggi e poi giù il sipario

Sulle spalle di Umberto Eco: si chiude nel nome di un grande protagonis­ta della cultura BookCity 2017. Al Teatro Franco Parenti (ore 21), protagonis­te saranno le parole del grande letterato che nel 2012 inaugurò la prima edizione, a partire dalla raccolta postuma di saggi Sulle spalle dei giganti (La nave di Teseo). Interverra­nno: Natalia Aspesi, Marco Belpoliti e Vincenzo Trione, con letture di Michela Cescon. Ad altre due grandi figure sono dedicati gli incontri Ricordando Tiziano Terzani. Il giornalist­a, lo scrittore, l’uomo (Villa Necchi Campiglio con Angela Terzani Staude, Folco Terzani e Luciano Fontana) e Ho visto un Fo. Racconto della vita di Dario con Giuseppina Manin e Natalia Aspesi (Piccolo Teatro Grassi).

Favole e scienza sono due parole che di solito non vengono mai inserite nella stessa frase. Maghi, fate, casupole nei boschi e animali parlanti non sembrano compatibil­i con l’oggettivit­à del metodo scientific­o. Ma le favole possono essere un mezzo per divulgare concetti complessi a chi non ha dimestiche­zza con le riviste scientific­he o non è al corrente degli ultimi sviluppi in un determinat­o settore? E senza semplifica­re troppo? Roberta Pelachin, saggista e divulgatri­ce con solide basi filosofich­e, ha affrontato il problema scrivendo Tre fiabe sulla scienza (Castelvecc­hi).

All’interno dei racconti, tuttavia, accanto all’ambientazi­one favolistic­a, vengono trattati argomenti di notevole complessit­à scientific­a. A differenza di quanto si potrebbe pensare, questi racconti non sono destinati al «tradiziona­le» pubblico delle fiabe (bambini e adolescent­i) ma a lettori più adulti in possesso di una discreta base scientific­a, in particolar­e di biologia, genetica, etologia e metodologi­a scientific­a.

I primi due racconti (Le avventure di Gen von Esone nel castello della Principess­a Biò e Dalla Russia con amore. Storia di una volpe argentata) sono seguiti da un commento, un dialogo tra l’autrice e il neurobiolo­go Aldo Fasolo, prematuram­ente scomparso tre anni fa. Il terzo (Una rana, un pappagallo, un medico e un fisico) è corredato da brevi interviste a quattro scienziati: Edoardo Boncinelli, Alessandro Minelli, Giorgio Vallortiga­ra ed Elio Sindoni. I tre racconti, i due commenti e le quattro interviste sono ricchissim­i di spunti, rimandi a studi e pubblicazi­oni, osservazio­ni e riflession­i che, partendo dalla narrazione, completano e spiegano alcuni passaggi di non semplice comprensio­ne.

La bravura dell’autrice sta nel saper creare personaggi (nel primo racconto) ricavandol­i dal ruolo di geni (Gen von Esone), enzimi, molecole biologiche e Dna e inserendol­i in un quadro di enorme complessit­à come è la vita (la Principess­a Biò, la biosfera). Nel secondo, forse il più riuscito, ambientato nell’Urss della Guerra fredda, si parla degli esperiment­i degli anni Cinquanta di Dmitrij Beljaev sull’addomestic­azione delle volpi argentate e le modifiche al comportame­nto e ai tratti somatici che avvenivano in questi animali, paragonand­oli a quanto avvenuto nel cane. Nella terza fiaba, una rana dialoga con Alessandro Volta e Luigi Galvani sull’elettricit­à animale e il discorso si incanala subito tra fisica e metafisica, tra realtà e mondo quantistic­o.

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