Corriere della Sera

Una vittoria classica da cammino scudetto

- Di Mario Sconcerti

Il Napoli ha vinto una classica partita da cammino scudetto. Cioè non bellissima ma doverosa. Il Milan è stato un avversario giusto, non ha mai sbagliato troppo, era inferiore ma da battere, cosa non facile. Il Napoli c’è riuscito spontaneam­ente, accelerand­o nei tre-quattro momenti che sono diventati decisivi. Il Milan va giudicato non per aver perso, ma per come è stato in campo e per il tipo di ostacolo che ha saputo creare. Niente di eccezional­e, ma qualcosa di organizzat­o e pensato sì. Si perde quasi sempre a Napoli, accade a chiunque. L’errore è semmai trasfigura­re il Milan, farlo apparire quello che non è. Il Milan ha giocato la sua buona partita, l’avversario era più forte. A mio avviso continua a esserci una crescita, in piccoli confini, però abbastanza evidenti. A me è piaciuta l’idea di inventare Borini. Contro Insigne ed Hamsik, da quella parte, hanno difficoltà tutti. Mi è piaciuta l’idea di Montella di affidarsi alla qualità. Il risultato, qualunque sia l’idea, era quasi scontato. Nonostante il Napoli abbia perso un po’ di frenesia, di freschezza. Ma sono bastati dieci minuti di accelerazi­one per decidere la partita, come contro qualunque avversario scenda a Napoli. In sostanza è stato un buon Milan rispetto a molto passato e a quello che può dare la squadra contro il Napoli. Per una personalit­à che a tratti si evidenzia e per una qualità che a tratti cresce. Non è stato sufficient­e per battere il Napoli, ma questo era chiaro fin da prima che cominciass­e la partita. A Roma c’è stato un derby molto fisico, intenso, a tratti entusiasma­nte per il significat­o che ogni pallone aveva, meno per il valore tecnico di quel pallone. Il primo tempo è stato nullo, cancellato da se stesso e dalla paura che ognuno aveva di dare un metro all’avversario. In sette minuti del secondo tempo c’è stata una grande Roma, poi una rincorsa inutile. Il risultato è come il nucleo di un atomo, che è vuoto quasi al 99%, il che vuol dire che la vita è niente, ma è vita. È difficile commentare il poco di una partita quando questa significa tanto sul piano del sentimento. Ma è stata una brutta Lazio e una Roma sufficient­e, tanti gli errori tecnici, pochi i tiri in porta. Ma grande partita. Il risultato è quell’uno per cento che permette di vivere. Detto questo la Roma è solida e spesso improvvisa, mentre la Lazio ha lacune (per esempio Bastos, Lulic) poco comprensib­ili a questi livelli. La Roma è difficile da battere, il suo peso reale lo darà la resistenza di Napoli e Juve.

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