Roma coraggiosa
Terribile 1-2, la Lazio si sveglia tardi Nainggolan e Kolarov gli uomini vincenti
Si dice che le partite si vincano prima di giocarle e — applicando la legge al derby vinto ieri dalla Roma, con sorpasso in classifica alla Lazio — questo è vero per la scelta di Di Francesco di far giocare Nainggolan, anche se il belga usciva da un infortunio e poteva non essere al 100 per cento (ma, visto in campo, lo era). Una mossa altrettanto decisiva, però, risale addirittura a quest’estate e l’ha fatta il d.s. Monchi, quando ha firmato («in cinque minuti») Aleksandar Kolarov, che continua a essere il giocatore più importante della serie A per qualità/prezzo. Cinque milioni di euro benedetti che hanno fruttato gol, assist, leadership e ieri il calcio di rigore che ha dato la direzione al resto della gara. Il colpo dell’ex.
È stato un derby chiuso come un’ostrica nel primo tempo e bello come i fuochi artificiali di Capodanno nel secondo. La Roma l’ha vinto con merito, la Lazio non ne esce troppo ridimensionata. Non si offenderà nessuno se diciamo che la cosa più bella è stata il ricordo a curve unificate di Gabriele Sandri, il tifoso laziale ucciso dieci anni fa dall’agente Spaccarotella nell’area di servizio di Badia al Pino. È stata la dimostrazione che, dentro lo stadio, 55 mila persone possono tifare e vivere veri valori. Un segnale importante perché il calcio italiano si può risollevare solo da una base «per bene».
La Roma ha vinto il primo derby dell’«era dopo Totti» perché ha avuto più coraggio della Lazio, che ha cercato di replicare il copione che l’anno scorso aveva mandato in tilt Spalletti: difesa a oltranza, ripartenze negli spazi, umiltà. Se questa volta non ha funzionato i motivi sono almeno tre: a Inzaghi sono mancati il miglior Milinkovic-Savic e Luis Alberto, che fin qui aveva sorpreso tutti: non hanno dato qualità; perché Di Francesco è stato molto più bravo di Spalletti a preparare la partita delle partite; perché i leader della Roma — lo è stato anche Dzeko, che non ha segnato per la sesta partita consecutiva in campionato ma ha dato tutto e anche di più — sono stati migliori dei dirimpettai.
La Lazio veniva da 9 vittorie consecutive, ma ieri è stata audace solo quando Inzaghi, con la squadra sotto di due gol dopo il terribile uno-due (rigore di Perotti e gran gol di Nainggolan), ha fatto entrare Lukaku e Nani. Ma la rimonta si è fermata sull’illusorio rigore del 2-1, dato con la Var.
La Roma è in striscia vincente da sei partite e ha portato a casa il primo scontro diretto tra pretendenti ai primissimi posti, dopo aver perso immeritatamente contro l’Inter e giocando timorosa (come ha fatto ieri la Lazio) il primo tempo contro il Napoli. Ma da lì è cambiata la mentalità della squadra, che Di Francesco ha convinto a osare di più. Senza megafoni e senza integralismi, tanto che ieri, nel finale, ha chiuso con la difesa a cinque. E ora, sotto contro l’Atletico Madrid, in Champions, mercoledì.
Di Francesco Nainggolan? Lo chiamano il «Ninja» ma è più un supereroe Inzaghi Colpa nostra, in 4’ abbiamo fatto due errori decisivi